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di rieto similmente quelli che sono a la difensione, a ciò che nel mezzo sia più siguro, Risponde a me; dice lo spirito che à incominciato a parlare, secondo che finge l’autore a lui, che ’n sete; quanto a la lettera, per lo ’ncendio; ma a l’allegoria; cioè in desiderio di vedere Iddio, et in foco ardo; cioè in questa fiamma, secondo la lettera; ma secondo l’allegoria; cioè in contrizione del mio peccato. Nè solo a me; dice quello spirito, che parla a Dante, la tua risposta è uopo; cioè la tua risposta non è pur bisogno a me, Chè; cioè imperò che, tutti questi; cioè che sono qui meco, n’ànno maggior sete; cioè maggior desiderio de la tua risposta, Che d’acqua fredda et Indo: l’Indi sono populi posti nell’Asia, di sopra li Arabi e li1 Carmani, che sono sopra l’Egitto che è tra l’oriente e il mezzo di’ sicchè ànno grandi caldi, e però vegnano rubicundi2 ne la faccia, e per li grandi caldi desiderano l’acque gelate, et Etiopo: li Etiopi sono al mezzodi’ e sono di verso l’oriente, e di verso l’occidente al lato a l’oceano meridiano, e per lo fervente caldo che ànno, lo sangue ànno in pelle e vegnano neri, e per li grandi caldi ànno desiderio grande dell’acque fredde; e però, per mostrare lo grande loro desiderio di sapere chi elli era, finge che facesse la ditta comparazione. Dimmi; ecco che dimanda e finge l’autore che dica a lui: Dimmi tu, Dante, com’è; cioè come è questo, che fai di te parete Al Sol; facendo ombra, che non suole essere usansa dei nostri corpi aerei, come; ecco che adiunge per similitudine, mettendo in dubbio quello ch’era certo, se tu non fussi ancora intrato dentro da la rete Di morte; cioè come se tu fussi anco vivo, e non fussi anco morto? Ecco che finge che l’anime abbiano lo corpo trasparente al Sole; ma non a la vista de l’occhio, per dare ad intendere che ’l Sole, che significa la grazia illuminante di Dio, penetra li loro corpi aerei perchè non è in loro cosa che possa impedire lo illuminamento de la grazia, come ne’3 vivi; e però finge che li loro corpi facciano ombra al Sole.

C. XXVI — v. 25-42. In questi sei ternari lo nostro autore finge come elli volea rispondere a la dimanda del sopra detto spirito; ma, atteso ad altra cura, lassò la risposta e dice quello che vidde, dicendo così: Sì mi parlava; cioè così mi parlava, come detto è di sopra, un d’essi; cioè di quelli ch’erano ne la fiamma, che s’erano accostati in verso me, et io; cioè Dante, mi fora; cioè mi sarei, Già manifesto; ai preditti spiriti, s’io; cioè se io Dante, non fusse atteso Ad altra novità; che mi fe lassare la risposta, ch’apparve; cioè la quale novità apparve, allora; cioè ch’io volea rispondere; e manifesta qual fu questa novità, dicendo: Chè per lo mezzo

  1. C. M. li Caramani,
  2. C. M. rubicondi
  3. C. M. ne’ rivi;