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C A N T O     III.

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1Avvegnachè la subitana fuga
     Dispargesse color per la campagna1
     Rivolti al monte ove ragion ne fruga,
4Io mi ristrinsi a la fida compagna:
     E come sare’ sensa lui io corso?2
     Chi m’avria tratto su per la montagna?
7El mi parea da sè stesso rimorso:
     O dignitosa coscienzia e netta,
     Come t’è picciol fallo amaro morso!
10Quando li piedi suoi lassar la fretta,
     Che l'onestade ad ogni atto dismaga,
     La mente mia, che prima era ristretta,
13Lo intento rallargò, sì come vaga,
     E diedi il viso mio incontro al poggio,
     Che inverso il Ciel più alto si dislaga.
16Lo Sol, che dietro fiammeggiava roggio,
     Rotto m’era dinanzi a la figura,
     Che aveva in me de’ suoi raggi l’appoggio.

  1. v. 2. C. A. dispergesse
  2. v. 5. senza. Gli antichi usavano sanza, senza e sensa; ma di quest’ultima non abbiamo visto esempi nella prima cantica. Ciò ne persuade vie meglio un’altra fosse la mano del copista della seconda. E.