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   604 p u r g a t o r i o   x x v. [v. 79-99]

vino; e così l’anima ragionevile, iunta a quelle altre due, diventa una sola anima. E qui finisce la prima lezione dei canto xxv, incominciasi la secunda lezione.

E quando Lachesis ec. Questa è la secunda lezione del canto xxv, ne la quale l’autore finge come Stazio compie la sua demostrazione; e come iunseno in sul settimo girone dove si pura lo peccato de la lussuria, e come quive trova una spera di fuoco, e li spiriti che in essa si purgavano, e quello che diceano. E dividesi in cinque parti: imperò che prima finge come Stazio seguita lo suo ragionamento, e dichiara in parte lo dubbio di Dante; ne la secunda finge come compia la sua1 declarazione, et incominciasi quive: Però che quinde ec.; nella tersa parte finge come, iunti in sul settimo girone e volti a mano ritta, trovonno la spera del fuoco e come Virgilio l’ammonisce de l’andare cautamente, et incominciasi quive: E già venuto ec.; ne la quarta finge come elli sentitte nel fuoco certe voci che cantavano uno inno, e diceano anco altre voci confortanti a la castità, et incominciasi quive: Summae Deus clementiae, ec.; ne la quinta finge come anco uditte continuar voci con simili sentenzie, et incominciasi quive: Indi a cantar ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co le suoe esposizioni allegoriche, morali e litterali.

C. XXV — v. 79-99. In questi sette ternari lo nostro autore finge come Stazio, continuando la sua dichiaragione del dubbio, poi che à ditto come l’omo si genera, dica ora come muore; e come di po’ la morte pillia l’anima corpo aereo, nel quale ella dimostra le sue passioni, dicendo così: E quando Lachesis; questa Lachesis è una de le tre Fate, de le quali fu ditto di sopra nel xxxiii canto de la prima cantica, e nel xxi canto di questa secunda, et è quella che produce e stende lo mezzo de la vita umana; e però si dice filare lo lino che Cloto arrocca per ciascheduno, e quando lo lino è filato, sicchè non vi sia più de’ giorni da vivere, si dice Antropos che è la morte troncare lo filo; e però dice: E quando Lachesis non à più lino; cioè secondo la lettera, per filare; et allegoricamente, quando non v’à più di tempo da vivere, Solvesi da la carne; cioè sciolgesi dal corpo l’anima per la morte, che non è altro che separamento2 dell’anima dal corpo, et in virtute Ne porta seco; cioè l’anima, l’umano; cioè l’umanità virtuale e potenziale e formale che v’è, e ’l divino; cioè l’anima ragionevile, che Iddio àe creato nel corpo umano, che è una sustanzia fatta coll’anima sensitiva e vegetativa, com’è ditto di sopra: imperò che questa tale unione, poi ch’è fatta, mai non si separa. E perchè questa anima, che àe queste potenzie

  1. C. M. declamazione,
  2. C. M. seperamento