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602 | p u r g a t o r i o x x v. | [v. 61-79] |
bra, La vertù; cioè attiva, che è dal cuor del generante: però che quinde è discesa, e quinde la prese lo sangue convertito in sperma, Dove; cioè nel qual cuore, natura; cioè la virtù naturale che Iddio àe posto ne l’omo, a tutte membra intende: imperò che nel cuore è la fonte de la vita: imperò che quinde le vene tirano la virtù vivificativa e vegetativa di tutte le membra umane. E questo dimostrano li autori de la Medicina, che diceno che lo sperma umano, poi che è iunto ne la matrice feminea e congiunto col sangue femineo, sta sei di’ ne la sua bianchezza e poi si converte in sangue, e sta nove di’ sanguineo, poi incomincia a coagolarsi e farsi carne e fassi in xii di’ carne, poi incomincia a formare le membra e compiele di formare in xviii di’; e così si compie la generazione del feto in giorni xlv, come diceno li versi: Sex in lacte dies, ter sunt in sanguine, terni Bis seni carnem, ter seni membra figurant.
C. XXV — v. 61-79. In questi sei ternari lo nostro autore finge come Stazio, continuando la sua demostrazione poi che à ditto la composizione e generazione del feto nel ventre de la madre, dice ora la creazione de l’anima ragionevile fatta da Dio come s’adiunge all’anima vegetativa e sensitiva da lui, e fassi un’anima con tutte le potenzie umane. E però dice: Io t’abbo ditto come si genera l’omo inanti che sia ragionevile che è a modo d’animale, ora ti vollio dire come diventa ragionevile, dicendo cosi: Ma come d’animal divegna fante; cioè parlante lo feto che è nel ventre de la madre, che è a modo d’un animale bruto; e se fusse possibile che nascesse così, serebbe come uno cane o come uno asino, che non parlerebbe e non arebbe in sè ragione; e qui pone l’autore fante per ragionevile: imperò che niuno animale parla con intelletto se non l’omo, e però fante si pone per ragionevile, Non vedi tu; cioè Dante, ancor; per ch’io non te l’ò anco ditto: imperò che non à mostrato se non come lo feto è fatto animale, quest’è tal punto; cioè vedere come ’l feto animato diventi ragionevile, Che; cioè lo quale punto, più savio di te; cioè lo filosofo auctoris, o vero alcuno altro filosofo più savio di te Dante, fe già errante; cioè fece errare, Sì che, per sua dottrina; cioè del filosofo, fu disgiunto; cioè diviso, Dall’anima; cioè umana e ragionevile, il passibile intelletto; cioè intelletto umano lo quale si chiama passibile, in quanto è eccitato e commosso a fare l’operazione sua de le cose apprese per li sentimenti, Perchè; ecco che assegna la cagione del suo errore, cioè imperò che, da lui; cioè da lo intelletto passibile, non vidde organo assunto; cioè non vidde che nel corpo umano fusse nessuno organo deputato propriamente a lo intelletto, come è l’orecchie ad udire, li occhi a vedere, e così delli altri sentimenti. Apri; tu, Dante, a la verità il petto; cioè lo intendimento tuo sì, ch’ella v’entri, che; cioè la qual verità,