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c o m m e n t o |
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Virgilio; ma secondo l’allegoria, o vero moralità, s’intende che tutte le potenzie umane debeno1 stare suddite a la ragione, e2 deono in ella onorare; e però finge questo l’autore che Stazio, che significa l’intelletto di Dante, mostra di riverire la ragione di Dante significata per Virgilio, a la quale dice sè non potere negare quil ch’ella vuole. E la ragione umana quando ode: Tu non se3 capace de le cose divine che si convegnano comprendere con fede, e però a questo non intendere tu, che se’ di potenzia finita, ella iudica che vi debbia attendere lo intelletto, che per fede si può stendere ad intendere le cose di Dio infinite, e quelle che per ragione non si possano provare; e, fatta questa scusa, Poi cominciò; Stazio a parlare a Dante, dicendo: Se le parole mie; cioè che io Stazio ti dirò, Fillio; ecco che chiama Dante filliuolo: imperò che la sensualità è filliuola de la ragione e de lo intelletto, quando è obbediente a loro, la mente tua guarda e riceve; cioè se vi pone cura, et intendele, Lume; cioè dichiaragione che ti farà vedere la verità: come lo lume è cagione che si veggano le cose visibili; e così alcune veritadi manifestate fanno vedere molte altre veritadi che non si vedrebbeno, ti fiero; cioè a te Dante, al come che tu die; cioè al dubbio che tu muovi, che dici: Come è possibile che si dimagri dove non si mangia, nè è possibile di mangiare? Et incomincia la sua sentenzia ditta da’ Filosofi de la generazione del feto; e benchè si faccia da lunga, tosto viene al proposito, come apparrà nell’altra lezione. Dice così: Sangue perfetto; cioè sangue è perfetto; cioè alcuna parte di sangue che à sua perfezione, quanto la natura può dare. A questo debbiamo sapere che, come altro’4 è stato ditto per me nel precedente libro, lo nostro alimento si converte in sangue nel fegato, lo quale distribuisce a le vene quello che è necessario a nutrimento del corpo, e5 tanto più che ne vanne alcuna parte perfetta; e di questa parla ora, la quale avansa oltra quello che volliano le vene. che; cioè lo qual sangue, poi non si beve Dall’assetate vene; cioè, poi che è venuto ne le vene, non si converte in nutrimento del corpo, da le vene corporali che lo spargeno per lo corpo quando sono assetate, e quando n’ànno bisogno; ma quello si rimane, perchè non ànno bisogno, e si rimane; cioè quel sangue perfetto, Quasi alimento che di mensa leve; fa una similitudine, che come rimane ai mangiatori de la vivanda la quale si rimane e levasi e riponesi; così dice che quil sangue rimane come rilievo del nutrimento de la natura, Prende; cioè lo sangue perfetto ditto di sopra, dal cuor; cioè dal
- ↑ C. M. denno
- ↑ C. M. e lei onorare;
- ↑ Se; persona seconda singolare, nata dall’infinito sere, e cadente in e per legge d’uniformità. E.
- ↑ C. M. altrove
- ↑ C. M. in sè ne ritiene alcuna parte