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598 | p u r g a t o r i o x x v. | [v. 31-60] |
riceve l’aire impressa e suggellata dai nostri atti; e così finge che addivegna1 nei corpi aerei; che si vesteno l’anime nostre, poi che si parteno dal corpo, li quali sono a modo di specchi, sicchè in loro si rappresentano tutte le volontà e passioni dell’anima. E però non ti dei meravilliare se queste ombre appaiano sì magre: imperò che elle sono aeree e ricettive di luce, come è l’aire; e però ciò che à l’anima d’entro rappresenta di fuora, sicchè lo desiderio efficace di essere state affamate e magre si rappresenta di fuora nel corpo aereo; la quale cosa dimostra la ragione de la Perspettiva, e però finge che li2 dica Virgilio in poche parole. Ma come si pilli corpo aereo non è ragione umana; ma opinione d’alcuni teologi, e però finge che sia da poi ditta da Stazio, che significa lo intelletto umano, e però seguita: E se pensassi; quil che ditto è di sopra de lo specchio, Ciò che par duro; ad intendere, ti parrebbe mizzo; cioè ti parrebbe molle ad intendere et agevile. E perchè queste due ragioni ànno dichiarato come sia verisimile la fizione de l’autore, e non ànno dichiarato come l’anime pillino corpo aereo, però lo commette a Stazio, come ditto è, dicendo: Ma perchè dentro; cioè ne la mente tua, tuo voler adage; cioè la tua volontà contenti, vedendo come l’anima pilli corpo aereo, Ecco qui Stazio; questo è colui del quale è stato ditto di sopra, che s’accompagnò con Virgilio, et io; cioè Virgilio, lui; cioè Stazio, chiamo e prego Che sia or sanator de le tue piage; cioè dei tuoi dubbi li quali inaverano la mente, come le piaghe lo corpo.
C. XXV — v. 31-60. In questi dieci ternari lo nostro autore finge come Stazio incominciò a parlare, prima scusandosi, e poi appresso incominciando la sentenzia d’Aristotile e delli altri filosofi De generatone fœtus, per venire a demostrare la conclusione che elli intende; cioè come l’anima pilli corpo aereo; la quale sentenzia l’autore pone per far bello lo suo poema, e finge che la dica Stazio per le cagioni ditte di sopra, dicendo così: Se la vendetta eterna; cioè la Giustizia di Dio: vendetta è saziamento d’odio; Iddio non à in odio niuna sua creatura; ma come iusto vuole che li omini riei3 iustamente siano puniti, a ciò che participeno lo bene de la iustizia, e però vendetta in Dio si pone per iustizia, li dispiego; cioè manifestò a Dante, Rispuose Stazio; cioè a Virgilio, là dove tu sie4; cioè in quil luogo dove sii tu, Virgilio, Discolpi; cioè scusi, me; Stazio, non poterti far nego; cioè ch’io non posso negare a te quello che tu vuoi. Secondo la lettera, l’autore finge questo perchè sempre Stazio onorò