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c o m m e n t o |
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stata vera; cioè che Meleagro si venne meno per dolore1, vedendo che avea morti li suoi sii2 materni, perchè la madre sua Altea adirata si dispose di non mangiare nè bere, e così si desperò3 et uccisesi, e questo fu il mettere lo tissone nel fuoco, cioè per furore volere uccidere sè; lo quale furore4 uccise Meleagro: imperò che per questo, come ditto è, per dolore alimò5 sè medesimo; e però ànno fatta questa fizione li Poeti per dimostrare questa verità, e che le Fata lo predicesseno: imperò che nell’ordine fatale era, che depende de la Divina Providenzia che questo dovesse avvenire; e però ben finge che dica Virgilio a lui: Se t’ammentassi ec.; quasi dicesse: Se t’arricordasse come per Divina Providenzia ordinato fu che Meleagro morisse per sì fatto modo; così vedresti che per ordinazione di Iustizia Divina verisimile è che queste anime diventino magre, ben che non sia naturale; ma sopra naturale per la iustizia di Dio; e così pare la fizione verisimile. E benchè l’autore muova non per sè; ma per li lettori, e finge che Virgilio induca la similitudine di Meleagro, considerando la verità de la istoria: imperò che se Meleagro si consumò di dolore del suo fallo e peccato, e vennene a morte; così pare conveniente che queste anime per lo dolore del peccato, considerando6 d’avere fatto astinenzia per contrizione, abbiano in sè per rappresentazione quella estenuazione che ebbe Meleagro, non mangiando, nè bevendo inanti che venisse a la morte. E perchè questo non sodisfà pienamente al dubbio: imperò che questo dimostra solamente come lo dolore possa consumare lo corpo, e queste sono sensa corpo, dubitasi come è verisimile fizione che si mostrino sì estenuate; e però adduce un’ altra similitudine, dimostrando che quelle anime ànno corpo aereo et in esso si rappresentano le passioni dell’anima, come li nostri atti ne lo specchio, e però dice: E se pensassi; cioè tu, Dante, come al vostro guizzo; cioè7 di voi omini, che siete nel mondo, Guizza dentro a lo specchio; inanti al quale voi state, quando faite atto veruno, vostra image; cioè vostra imagine, che è rappresentata ne lo specchio, guissa come faite voi di fuora a lo specchio, e così rappresenta ella d’entro a lo specchio; e questo perchè è? Perchè lo specchio è corpo raro ricettivo di luce, e ricevela in quella forma ch’ ella è quando in lui percuote, e però è8 aperto a rappresentare ciò che inanti a lui si fa, perchè li atti nostri si fanno et imprimeno ne l’aire luminoso, e l’aire luminoso ripercuote ne lo specchio con quella medesima impressione ch’elli à in sè da’ nostri atti9, e così li rappresenta come
- ↑ C. M. Meleagro per dolore
- ↑ C. M. zii
- ↑ C. M. disperò
- ↑ Ammenda secondo il Magl. — uccidere — furore.
- ↑ C. M. dilimoe
- ↑ C. M. desiderando
- ↑ C. M. cioè al vostro scuotere di voi
- ↑ C. M. è atto a reppresentare
- ↑ C. M. à da’ nostri atti in sè; e così finge