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C A N T O   X X V.




1Ora era che ’l sallir non volea storpio,
     Che ’l Sole avea il cerchio del merigge1
     Lassato al Tauro, e la notte a lo Scorpio.2
4Per che, come fa l’om che non s’affigge;3
     Ma vassi a la via sua, che che li appaia,4
     Se di bisogno stimulo il trafigge;
7Così entrammo noi per la callaia,
     Uno inanti altro, prendendo la scala
     Che per artezza i sallitor dispaia.5
10E qual è il cicognin che leva l’ala6
     Per vollia di volar, e non s’attenta
     D’abbandonar lo nido, e giù la cala;
13Tale era io con vollia accesa e spenta
     Di dimandar, venendo infine all’atto,
     Che fa colui che a dicer s’argomenta.
16Non lassò, per l’andar che fusse ratto,7
     Lo dolce Padre mio; ma disse: Scocca
     L’arco del dir che infin al ferro ài tratto.

  1. v. 2. Merigge; cadenza regolare dal latino meridies. E.
  2. v. 3. C. M. C. A. Lasciato
  3. v. 4. C. M. C. A. l’uom
  4. v. 5. C. A. va alla sua via checchè gli
  5. v. 9. C. A. ertezza il salitor
  6. v. 10. C. A. quale il
  7. v. 16. C. M. C. A. lasciò
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