Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 130-141] | c o m m e n t o | 585 |
non à riparo, Passammo; cioè Virgilio, Stazio et io Dante, udendo colpe de la gola; cioè molti altri esempli, che quelli che funno ditti di sopra, biasmanti lo peccato de la gola, Seguite già dai miseri guadagni. Questa è moralità: chè li mali guadagni sono cagione spesse volte de la colpa de la gola, e la colpa de la gola è cagione di fare fare l’illiciti e vituperosi guadagni, come appare ne le meretrici, che per la gola si danno a tanta miseria.
C. XXIV — v. 130-141. In questi quattro ternari finge lo nostro autore come andando pervenneno a luogo da sallire al vii girone; e come fu loro mostrato de l’angiulo, dicendo così: Poi; cioè che noi udimmo li preditti biasmi del peccato de la gola, rallargati; cioè in verso la grotta, non andando inverso l’estremo come prima, perchè avavamo passato l’arbore, per la strada sola: imperò che la gente era ita e passata oltra; e questo finge, perchè nolli occorrea di far menzione più d’alcuna persona, Ben mille passi; questo serebbe uno mezzo millio, contando l’uno passo e l’altro: imperò che du’ sì fatti passi sono una pertica, e mille pertiche sono uno millio, e più; cioè di mille passi, ci portammo oltre; cioè più là che ’l ditto arbore, Contemplando; sopra le cose vedute et udite da noi, ciascun; di noi tre, senza parola; cioè sensa parlare. Che andate pensando sì voi sol tre; ecco che finge che una voce dicesse a loro: Che andate sì pensando soli voi tre? Subitamente disse; cioè la voce, ond’io mi scossi; cioè io Dante mi scosse per la voce subitamente udita: la sensualità è quella che teme le cose che non si debeno temere, che la ragione, nè lo intelletto non teme, e però finge ch’elli tremasse, Come fan bestie spaventate e poltre; ecco che fa la similitudine e dimostra due esser le cagione, perchè scuoteno le bestie; cioè o per spaventato1 che abbiano, o quando esceno de la stalla per esser stato troppo in agio si scuoteno, per rinvigorirsi e scacciare la poltronia dei nervi e dei sentimenti. Drizzai; io Dante, la testa per veder chi fossi; cioè quelli che parlasse, E già mai non si viddero ’n fornace Vetri e metalli sì lucenti e rossi; come era colui, ch’io viddi che avea parlato; e però dice: Com’io viddi un; cioè come io Dante viddi uno angiulo, s’intende, rosso e lucente, che; cioè lo quale angiulo, dicea: Se a voi piace; questo finge, perchè il ben fare dè essere da la propria volontà, benchè l’angiulo col mette inanti, Montate in su; cioè se vi piace e volete montare su, qui; cioè in questo luogo, si convien dar volta; a la scala del vii girone, Quinci; cioè per questa scala, si va; suso, chi; cioè da colui lo quale, vuole andar per pace; cioè per aver pace eterna.
- ↑ Spaventato; spavento, come imperiato, usata per imperio, uso e simili che leggonsi negli antichi. E.