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582 | p u r g a t o r i o x x i v. | [v. 112-129] |
si convenia ad avere lo pomo maturo; cioè ad avere la sua felicità perfetta ancora, e di ciò si doleano. Ma perchè l’autore non era anco venuto a quella perfezione, però finge che non sapesse quello che diceano: imperò che, benchè fusse ne lo stato de la penitenzia, non avea anco le virtù purgatorie tutte, e massimamente del peccato de la gola, del quale non era anco assoluto, come appare nel testo. Quasi bramosi fantolini; cioè fanciulli picculini che sono desiderosi e bramosi d’avere la ceragia e ’l fico, quando l’omo dimostra loro, o per sè la vedeno pendere dai rami dell’albaro; e cosi fa l’autore qui propria similitudine, dimostrando che così faceano quelle anime, e vani; cioè voiti di cognoscimento, Che; cioè li quali fanciulli, pregano; cioè l’arbaro che lassi cadere lo suo pomo, e ’l pregato; cioè l’arbaro, non risponde; cioè non fa quello che dimandano e per ciò appaiano vani che dimandano quello che non dè avere effetto; e così quelle anime dimandano a le fronde quello che non dovea anco avere effetto, e questo dimando era secondo lo desiderio naturale; ma non secondo lo talento, del qual fu ditto di sopra, Ma per far esser ben la vollia acuta; cioè lo desiderio bene ardente, Tien alto il lor disio; cioè tiene alta la cosa desiderata, sicchè nolla possano avere, e nol nasconde; cioè noll’appiatta: imperò che tutta via lo vedemo: continuamente l’anima umana vede lo Sommo Bene, e desideralo naturalmente.
C. XXIV — v. 112-129. In questi sei ternari lo nostro autore finge come, partita quella gente dal ditto arbore, elli e la sua compagnia andò ad esso; e finge che quive udisseno diverse voci, dicendo così: Poi; cioè che quella gente ebbe alsato le mani in verso le frondi dell’arbore, e ditto le loro preghiere, si partì; la ditta gente, sì come ricreduta; cioè si come fatta certa che ’l pomo non dovea anco avere, E noi; cioè Virgilio, Stazio et io Dante, venimmo al grande arbore: bene è grande veramente l’arbore de la notizia del bene e del male, adesso1; cioè immantenente, Che; cioè lo quale arbore, tanti preghi e lagrime rifiuta; cioè non esaudisce quanti li sono fatti per quella gente; la quale parola, benchè sia nota per la esposizione allegorica ditta di sopra, anco si può sponere questo ditto moralmente per la scenzia del bene e del male, lo quale ogni uno desidera e prega e lagrima e piange per averla, et a poghi avviene d’averla se non sono già virtuosi, ai quali ella si dà volentieri: imperò che la scenzia è dono di Dio, siccome dimostra l’autore nostro in una sua cansone morale che incomincia: Tre donne intorno al cor ec., quando dice ne la fine: Cansona, ai panni tuoi non pogna om mano, per veder ciò che bella donna chiude: bastin le parti unde
- ↑ Adesso; tosto, subito, dal latino ad ipsum, suppostovi tempus. E.