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c o m m e n t o |
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è governatore ne le corte e de l’esercito sotto lo imperadore, e dè essere persona esperta de le cose da fare, sicchè sappia comandare quello che si dè fare, come seppeno quelli du’ poeti quello che si convenia fare nel mondo a vivere moralmente e civilmente. E quando inanzi a noi; cioè a me Dante et a Virgilio e Stazio, sì entrato fue; cioè per sì fatto modo, Che li occhi miei; cioè di me Dante, si fero; cioè si feceno, a lui seguaci; cioè a Forese, Come la mente; cioè mia s’era fatta seguace, alle parole sue; cioè di Forese, le quali m’avea ditte di sopra; cioè che come io seguiva co la mente le parole dittemi di sopra da lui, così seguitava colli occhi lui; e le parole di Forese erano state tra l’altre de l’arbore che si dovea trovare più suso, Parvermi; cioè a me Dante, i rami gravidi; cioè pieni di pomi, e vivaci; cioè per la verzura de le frondi, D’un altro pomo; cioè d’un altro arbaro che portava pomi come lo primo, che fu trovato da loro e passato, e non molto lontani; cioè non molto di lungi mi parveno allora quelli rami, Per esser più allora volto in laci; cioè perchè più avavamo1 volto del monte che prima, sì che più presso ci venia l’arbore: imperò che più avavamo girato del monte che non avavamo girato inanti. Viddi gente; cioè io Dante viddi molta gente star di sotto al ditto arbore; e però dice: sott’esso; cioè sotto lo ditto arbore, alzar le mani; cioè per pilliare di quelli pomi, in che si dimostra l’affezione de la salute: imperò che le mane2 significano l’opere, le quali ciascuno che è in stato di penitenzia inalsa, per venire ad effetto del desiderato fine, E gridar non so che; cioè parole che esprimevano lo loro desiderio; ma l’autore finge di non saperlo, perchè non era anco elli venuto a quella perfezione, verso le fronde: le frondi significano l’opere virtuose, che nasceno de la notizia del bene e del male, che dimostrano la vivacità dell’arbaro, che dà lo suo frutto; e sono le frondi ne l’arbore ad adornamento et a segno della sua vivacità, et ad aiuto a recare lo frutto a la sua perfezione; e così l’opere virtuose attive, le quali si fanno per coloro che sono in stato di penitenzia nel mondo, secondo che ànno imparato e compreso ne la notizia del bene e del male, sono segno che tale notizia nell’anima è viva, e produceno lo frutto a sua maturità e perfezione; cioè difendendolo che non sia corrotto da le cose nocive; cioè dai vizi e dai peccati, et adornano tale scienzia; cioè adornano e dimostrano tale omo scientifico e saputo; e finge l’autore che quelli del purgatorio gridasseno in verso le frondi; cioè ch’elli non erano stati attivi virtuosi, quanto
- ↑ Avavamo. L’uso rifiuta tale cadenza, che gli antichi adoperarono eziandio nella seconda e terza coniugazione, modificandole sulla prima. V. Inf. c. v — 133 leggiavamo. E.
- ↑ Mane; plurale di mana, che tuttora si ode fra il popolo toscano. E.