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[v. 40-54] | c o m m e n t o | 575 |
essere confinato di Fiorensa a Lucca, e quive si dovea innamorare d’una gentil donna che sarebbe nominata Gentucca1, e così era avvenuto innanti che l’autore scrivesse questa parte che l’autore, essendo a Lucca non potendo stare in Fiorensa, puose amore ad una gentil donna chiamata madonna Gentucca, che era di Rossimpelo, per la virtù grande et onestà che era in lei, non per altro amore; ma perchè questo non era anco stato quando l’autore finge che avesse questa fantasia, però finge che, quando era nel purgatorio, Bonagiunta li dicesse che questo li dovea avvenire in Lucca; e perchè allora non era anco stato, finge di non intenderlo, come ditto è, Sentia io; cioè Dante, là; cioè in quello luogo, ov’ei; cioè ov’ellino, sentian la piaga; cioè lo duolo e la cagione del dolore che inducea contrizione, sicchè sentiano la piaga e lo dolore, De la giustizia che; cioè la quale, sì li pilucca; cioè si li fa dimagrare, com’è stato ditto di sopra; e per questo dolorare o murmurare, che le ditte anime faceano, io non potea bene intendere quil che dicea Bonagiunta, ricordando2 Gentucca, se non che poi lo dichiarò, come finge l’autore.
C. XXIV — v. 40-54. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come elli intrò a parlare con Bonagiunta da Lucca, dicendo: O anima, diss’io; cioè io Dante dissi a Bonagiunta, che; cioè la quale, par sì vaga Di parlar meco; finge l’autore che Bonagiunta da Lucca avesse mostrato vaghezza di parlare con lui, perchè nel mondo spesse volte li mandò sonetti, fa sì ch’io t’intenda; cioè tu mormori et io anco sento in là inverso l’arboro pianti sì, ch’io non ti posso intendere, fa sì ch’io t’intenda, E te e me col tuo parlar appaga; cioè contenta lo tuo desiderio e lo mio. Femina è nata; dice Bonagiunta a Dante che in Lucca era nata una femina, de la quale elli s’inamorerebbe, e però dice: e non porta ancor benda; cioè per ch’è anco giovanetta non porta benda, Cominciò el; cioè Bonagiunta le parole ditte di sopra, che; cioè la qual femina, ti farà piacere La mia città; cioè Lucca, come ch’uom; cioè benchè uomo, la riprenda. Questo dice: imperò che li Lucchesi sono ripresi di loro costumi e del loro parlare, unde sono ditti boiutuli3: imperò che parlano dando accento all’ultime sillabe che non si dè, tirandole a le precedenti e facendo sincope, dovendo dire bonaiuto diceno boiuto; e per questo credo che siano ditti boiutuli, perchè usano molto li diminutivi sì, come tucculo e bontuccolo4, e così boiuto diminuisceno e diceno boiuntolo, e però estimo essere ditti boiutoli. E finge l’autore che Bonaiunta5 predìca lo suo inamoramento de la giovana ditta di sopra, de la quale s’inamorò Dante, poi che finge che avesse