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c a n t o   x x i v. 571



C O M M E N T O


Nè ’l dir l’andar, ec. Questo è xxiv canto de la seconda cantica, nel quale lo nostro autore ancora tratta de’ golosi. E dividesi questo canto in du’ parti principali: imperò che prima finge come elli ebbe ancora parlamento con Forese preditto, che li nominò ancora di quelli che erano quive persone famose e nomate nel mondo; e come ebbe parlamento con Bonaiunta1 da Lucca; e come quella gente, ch’era restata per vederlo, si partitte et andò all’arboro simile a quello ch’era rimaso. E finge come anco avesse parlamento con Forese preditto, e ch’elli predicesse alcuna cosa. Ne la seconda parte finge come Forese2 partitte da lui; e, come partito da lui, pervennono all’arboro; e come uditteno voci ritrattive dal peccato de la gola, dimostrando li suoi mali per esempli; e come all’ultimo trovonno l’angiulo, che lo assolvè3 del peccato de la gola, e confortòlo a montare al settimo cerchio, et incominciasi quive: Qual esce alcuna volta ec. La prima, che serà la prima lezione, si divide in sette parti: imperò che prima finge come continuò lo suo sermone con Forese di quil che ditto avea di sopra, e dimandollo di sua suore e de li altri; ne la seconda finge che Forese li risponda de la sua suore, e manifestali di quelli ch’erano quive, et incominciasi quive: La mia sorella, ec.; ne la tersa finge l’autore come vi ricognove de l’Italiani e nominane alcuni, et incominciasi quive: Viddi per fame ec.; ne la quarta finge come intrò a ragionamento con Bonagiunta da Lucca, et incominciasi quive: O anima, diss’io, ec.; ne la quinta finge come Bonagiunta preditto ricognosce lo suo errore, et incomincia quive: O frate, issa ec.; ne la sesta finge come la gente, che s’era restata per vedere lui4, si univa al suo cammino, et incominciasi quive: Come li augei, ec.; nella settima finge come elli risponde a Forese, e come Forese si parte da lui e prediceli alcune cose che denno venire in Fiorensa, et incominciasi quive: Non so, rispuos’io ec. Divisa ora la lezione, è da vedere lo testo co le esposizione allgoriche e morali.

C. XXIV — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come, andando con Forese, intrò ancora in ragionamento con lui, dicendo: Nè ’l dir; che facevamo insieme Forese et io Dante, Facea l’andar più lento; cioè benchè noi parlassemo, non lassavamo d'andare, nè l’andar Facea lui; cioè lo dire, più lento: imperò che accortamente parlavamo, e non si impedia lo parlare per

  1. C. M. Bonagiunta
  2. Forese morì nel 1295 E.
  3. Assolvè; cadenza regolare dall’infinito assolvere. E.
  4. C. M. lui, s’invia
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