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C A N T O   X X I V.




1Nè ’l dir l’andar, nè l’andar lui più lento
     Facea; ma ragionando andavam forte,
     Sì come nave pinta da buon vento.
4E l’ombre, che parean così rimorte,1
     Per le fosse delli occhi ammirazione
     Traean di me, di mio viver accorte.
7Et io, continuando ’l mio sermone,2
     Dissi: Ella sen va su forsi più tarda,
     Che non farebbe, per l’altrui cagione;
10Ma dimmi, se tu sai, dov’è Piccarda:
     Dimmi s’io veggio da notar persona
     Tra questa gente che sì mi riguarda.
13La mia sorella, che tra bella e buona
     Non so qual fusse più, triunfa lieta
     Ne l’alto Olimpo già di sua corona.
16Sì disse prima, e poi: Qui non si vieta
     Di nominar ciascun, da ch’è sì munta
     Nostra sembianza via per la dieta.
19Questi (e mostrò col dito) è Bonagiunta,
     Bonagiunta da Lucca; e quella faccia
     Di là da lui, più che l’altre trapunta,

  1. v. 4. C. A. cose rimorte
  2. v. 7. C. A. continuando mio