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p u r g a t o r i o x x i i i. |
[v. 115-133] |
lio li apparve e promesseli sua compagnia e cavarlo di quil periculo, menandolo per lo inferno e per lo purgatorio, sì come tutto questo è noto nel primo canto de la prima cantica. E perchè lo venerdi’ santo era stata la Luna quinta decima, e però dice: Quando si mostrò tonda la Luna, Costui; cioè Virgilio, per la profonda Notte; cioè oscurità de lo inferno, menato m’à; cioè me Dante, dai veri morti; cioè di veramente dannati che sono morti quanto a la grazia, che mai debeno avere remissione, Con questa vera carne; cioè con questo vero corpo e non aereo, come è lo vostro, che ’l segonda; cioè lo quale lo seguita. Inde; cioè de lo inferno, m’àn tratto su; cioè al purgatorio, li suoi conforti; cioè di Virgilio, Salendo; cioè montando insù; cioè allegoricamente menandomi la ragione, prima a considerare la viltà del peccato e la sua pena, m’à tratto di quello; e, mostrandomi lo modo di purgarmi da esso co la penitenzia, m’à inalsato di virtù in virtù, e rigirando la montagna; come àe mostrato che ànno fatto in più luoghi; la quale cosa significa che à spesse volte ne le materie ritenutosi, dicendo molte circustanzie, com’è stato bisogno, per adornamento de la sua poesi. Che; cioè la qual montagna, drizza voi; cioè fa diritti voi spiriti, purgandovi dai peccati, che ’l mondo fece torti; cioè li quali lo mondo àe fatto torti, fattovi cadere ne’ vizi e peccati co le suoe lusinghe et inganni. Tanto dice di farmi sua compagna; cioè Virgilio tanto dice che mi farà compagnia, Che io; cioè Dante, serò là dove fie Beatrice; questa Beatrice è nome d’una donna, de la quale l’autore àe finto ne le suoe cansoni morali ch’elli fusse inamorato; ma allegoricamente significa qui la santa Teologia, la quale finge che debbia trovare nel paradiso delitiarum: imperò che quive si tratterà di cose, che per la ragione non si possano comprendere; e però Virgilio non lo guiderà più per quello luogo; ma pillieràlo a guidare Beatrice, cioè la santa Scrittura. Quivi; cioè nel paradiso delitiarum, nel quale è Beatrice, convien che senza lui; cioè sensa Virgilio, rimagna; cioè io Dante: imperò che da inde insù non varrà lo iudicio de la ragione: imperò che seranno cose che s’appartegnano a la fede, e l’Apostolo dice: Fides non habet meritum ubi ratio prœbet experimentum. — Virgilio è questi che così mi dice; cioè dissi io Dante a Forese, dimostrandoli Virgilio, Et additailo; cioè addimostrailo col dito io Dante; e questo dice ora l’autore a lettore tanto, e quest’altro è quell’ombra; dissi io Dante a Forese, dimostrandoli Stazio, Per cui; cioè per lo quale, scosse dianzi ogni pendice; cioè scotendo tremò ogni sua costa: imperò che li monti ànno molte coste, e perchè pendono si chiamano pendice, Lo vostro regno; cioè lo purgatorio, nel quale voi spiriti regnate a tempo, che; cioè lo quale, da sè lo sgombra; cioè da sè lo libera, perch’elli è purgato interamente. E qui finisce lo canto xxiii, et incomincia lo xxiv.