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p u r g a t o r i o x x i i i. |
[v. 97-114] |
che l’anime del purgatorio possano sapere quil che dè venire in quanto è loro rilevato1; ma poeticamente questo dice l’autore, mostrando di dire inanti quil ch’era al presente o era già passato: imperò che, quando l’autore finge che avesse questa fantasia, incominciavano le donne a prendere la disonestà, e non era anco tanto cresciuta che meritasse riprensione; ma poi creve tanto eccessivamente, che al tempo, ch’elli scrisse et inanti, già si predicava contra tale disonestà dai predicatori; e però finge che Forese predìca questo come cosa che dè venire, dicendo: Nel qual; cioè tempo, serà in pergamo: pergamo è lo luogo alto, dove stanno li predicatori ad annunziare la parola di Dio al popolo, interdetto; cioè vietato Alle sfacciate donne fiorentine; cioè sensa vergogna: chi non si vergogna si dice sfacciato: imperò che ne la faccia stanno li segni de la vergogna; cioè ne la fronte che s’abbassa, ne li occhi che si calano, e ne la faccia tutta che si china a la terra, quando l’omo si vergogna; e però sensa faccia si dice chi non si vergogna quando si dè vergognare, e tiene la faccia alta: imperò che la faccia non è faccia allora: imperò che non osserva la sua natura, L’andar mostrando co le puppe il petto; ecco quello che serà vietato a le donne dai predicatori: imperò che questo è ben cosa disonesta ad una donna mostrare lo petto co le puppe. Quai Barbare fur mai; ecco che parla indignative, quasi dica: Nulle, quai Saracine; cioè nulle, Cui; cioè a le quali, bisognasse, per farle ir coperte, O spiritali; cioè o omini spirituali, o altre discipline; cioè o altri ammaestramenti: imperò che ciascuna barbara e saracina va coperta da sè medesima sensa che li sia insegnato? Ma se le svergognate; cioè le donne fiorentine, che sono sensa vergogna, fusser certe Di ciò che ’l Ciel veloce; cioè lo quale gira velocemente, e col suo girare induce giuso a noi nel mondo nuovi effetti, loro; cioè a le femine fiorentine, ammanna2; cioè apparecchia, Già per urlar avrien le bocche aperte; cioè arebbeno le bocche aperte per mettere urli e guai, per dolore de la miseria e de l’afflizione che sopra loro dè venire; et ecco che più lo manifesta, dicendo: Chè; cioè imperò che, se l’antiveder qui non m’inganna; cioè s’io non m’inganno nel veder inanti quil che è a venire sì, ch’io erri nel tempo, Prima fier triste che le guance impeli, cioè che diventi3 barbute le guance, Colui; cioè lo fanciullo, che; cioè lo quale, mo4; cioè avale, si consola; cioè s’accheta quando piange, con nanna; questa è una interiezione adulante e lusingante che usano le balie, quando volliano addormentare li fanciulli che diceno, menando lo ghieculo: Nanna, nanna. Questo forse dice l’autore: imperò che nel 1302 fu una grande divisione in Fiorensa tra i
- ↑ C. M. rivellato;
- ↑ Ammanna; dall’infinito ammannare. E.
- ↑ C. M. diventino
- ↑ Mo; ora, dal latino modo. E.