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560 | p u r g a t o r i o x x i i i. | [v. 85-96] |
se pure v’è lo desiderio del bere non è di vino, anco è d’acqua per l’ardore ch’è dentro, che sovvenisse l’ora Del buon dolor; cioè de la contrizione del peccato commesso, ch’a Dio ne rimarita; cioè lo quale dolore ci ricongiunge con Dio: imperò che come lo diletto del peccare ci separa da Dio; così lo dolore d’aver peccato col proponimento di non peccar più ci ricongiunge a Dio e rimetteci ne la grazia sua, Come se’ tu di qua; del balso primo del purgatorio, venuto ancora; ch’è meno di cinque anni? Io; cioè Dante, ti credei trovar: cioè te Forese, là giù di sotto; cioè fuor del purgatorio, ne la piaggia o ne la costa, Dove tempo per tempo si ristora: imperò che, come è stato dimostrato di sopra, l’autore finge che li negligenti a venire a la penitenzia si purghino di tale negligenzia di sotto dal purgatorio pur co l’aspettare tanto tempo, quanto sono stati negligenti; se non chi è stato scomunicato, che finse che stesse per ogni anno 30, e le cagioni sono state assegnate di sopra.
C. XXIII — v. 85-96. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Forese risponda al dubbio che mosse di sopra; cioè che per li preghi de la donna sua elli sia stato liberato de la costa e delli altri 5 cerchi del purgatorio, dicendo così: Und’elli; cioè Forese preditto, a me; cioè Dante rispuose, s’intende, questo che seguita: Sì tosto m’à condotto; cioè àe menato me Forese, A ber lo dolce assenzio; cioè la dolce amaritudine: assenzio è una erba amarissima, che la Medicina la chiama absinthium, e però l’autore la pone qui per l’amaritudine, e dolce la chiama, perchè ogni amaritudine e pena portano volontieri l’anime che si purgano dal peccato, pensando la gloria che aspettano, dei martiri; cioè che in questo luogo si sostegnano, La Nella mia; cioè la donna mia, che fu chiamata Nella: ebbe questo Forese per donna una santa donna, che ebbe nome Nella, la quale finge l’autore che abbia pregato per lui et abbiali coi suoi preghi e devote orazione abbreviato lo tempo de l’aspettare e de le pene, per verificare quello che à ditto di sopra in più luoghi che l’orazioni aiutano a cavare l’anime di purgatorio, e per fare menzione di questa onesta donna e riprendere le disoneste, come dirà di sotto, col suo pianger dirotto: pianto dirotto è quando è non rattenuto, nè tramezzato da alcun mezzo, et intende col suo pianger dirotto; cioè coi suoi preghi venuti bene dal cuore, accompagnati con lagrime e con voce: pianto è con voce e percossione, m’à cavato de la costa dove s’aspetta. E non solamente m’à fatto questo; ma anco, Con suoi preghi devoti; cioè non solamente con preghi, con lagrime e pianti; ma con suoi preghi mossi da devozione, e con sospiri; che vegnano dal cuore quando à alcuno increscimento, come stato è ditto di sopra, Tratto m’à de la costa; cioè del monte, ove s’aspetta; dai negligenti: e non solamente m’à fatto questo; ma