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552 | p u r g a t o r i o x x i i i. | [v. 1-15] |
C. XXIII — v. 1-15. In questi cinque ternari lo nostro autore finge che mentre ch’elli stava a vedere l’arboro ditto di sopra, elli fu sollicitato de l’andare da Virgilio; e com’elli inviato uditte pianti e canti, de la qual cosa dimandò Virgilio non sapendo la cagione e Virgilio li risponde. Dice così: Mentre che li occhi; cioè miei, per la fronde verde; cioè de l’arboro ditto dinansi, Ficcava io; cioè Dante, sì, come far sole; ecco che induce la similitudine, ch’elli avesse sollicitudine di vedere quil ch’era tra le fronde del ditto arboro, che parlava come fa l’uccellatore che va cercando li uccelli; e però dice: Chi; cioè colui lo quale, dietro alli uccellin sua vita perde; et è notabile che l’uccellatore perde sua vita, andando di rieto alli uccellini; che perde lo tempo che in più utile cosa si vorrebbe spendere; che non è utile a nulla la vita dell’uccellatore se non a la gola; e però meritevilmente la riprende qui. Lo più che padre; cioè Virgilio lo quale tiene qui luogo di maestro, e veramente lo maestro è più che padre: imperò che dal padre riceviamo l’essere; e dal maestro lo bene essere; sicchè tanto è più tenuto lo discepulo al maestro che al padre, quanto è più lo bene essere che l’essere, mi dicea: Filiole; cioè dicea a me Dante, chiamando filliuolo, Viene oggimai; ecco che lo sollicitava, che ’l tempo che n’è posto; cioè lo tempo che c’è conceduto a far questo cammino, Più utilmente compartir si vole; cioè si vuole partire a le materie più utili, et a la materia più utile dare più tempo et a la meno utile men tempo. Et è qui da notare, secondo l’allegoria, che lo ficcare li occhi di Dante tra le verdi frondi non era altro che considerare la vigorisità de la scienzia del bene e del male; la qual cosa, benchè fusse utile, più era utile procedere ne la sua materia; e però à finto che Virgilio lo solliciti del tempo da essere speso più utilmente. Io; cioè Dante, volsi il viso, e ’l passo non men tosto; che fusse fatto l’ammonimento; ecco che bene si dimostra obediente: volger lo viso è atto che dimostra la inclinazione de la volontà informata de la ragione; volger il passo è atto che dimostra la inclinazione dell’affezione informata ancora da la ragione, Appresso ai savi; cioè Virgilio e Stazio che m’andavano inanti, che; cioè li quali, parlavan sìe; cioè cose sì notabili e dilettevili, Che l’andar mi facean di nullo costo; cioè ch’io Dante non sentia la fatica dell’andare; unde dimostra che lo ragionare de le cose utili per cammino fa dimenticare la fatica dell’andare. Et ecco pianger e cantar s’udìe; cioè da me Dante s’uditte pianto e canto di quelli spiriti ch’erano in quil cerchio: lo pianto dimostrava la contrizione del peccato, e lo canto significava lo ricognoscimento de la grazia che aveano ricevuta da Dio, che del loro peccato s’erano pentuti; et ecco che dimostra quel che cantavano: Labia mea, Domine; ecco quello che cantavano; cioè: Domine, labia