103Quai Barbare fur mai, quai Saracine,
Cui bisognasse, per farle ir coperte,
O spiritali o altre discipline?
106Ma se le svergognate fusser certe
Di ciò che ’l Ciel veloce loro ammanna,
Già per urlar avrien le bocche aperte.
109Chè se l’antiveder qui non m’inganna,
Prima fier triste che le guance impeli1
Colui che mo si consola con nanna.
112Deh, frate, or fa che più non mi ti celi:
Vedi che non pur io; ma questa gente
Tutta rimira là dove il Sol veli.
115Per ch’io a lui: Se tu riduci a mente
Qual fosti meco, e qual io teco fui,
Ancor fie grave il memorar presente.
118Di quella vita mi volse costui,
Che mi va inanzi, l’altr’ier, quando tonda
Vi si mostrò la suore di colui;
121E ’l Sol mostrai. Costui per la profonda
Notte menato m’à dai veri morti,
Con questa vera carne che ’l segonda.
124Inde m’àn tratto su li suoi conforti,
Salendo e rigirando la montagna
Che drizza voi che ’l mondo fece torti.
127Tanto dice di farmi sua compagna,
Che io serò là dove fie Beatrice:2
Quivi convien che senza lui rimagna.
- ↑ v. 110. Fier, fiero; terza persona plurale del futuro dal singolare fie v. 117 cangiato l’n in r, come in fossero, avessero per fosseno, avesseno ec. E.
- ↑ v. 128. C. A. fia