[v. 130-141] |
c o m m e n t o |
541 |
dicente l’Apostolo: Nolite sapere plus, quam oporteat sapere, nè volere pilliare li suoi frutti, in fine che non si viene in vita eterna. Dal lato; cioè da la parte del monte, onde ’l cammin nostro; cioè di Virgilio, Stazio e di me Dante, era chiuso; cioè che non vedevamo ancora scala o aperta, unde potessimo montare: imperò che quella era la ripa del monte, e dell’altro lato era l’aperto del monte che non à riparo, Cadea dell’alta roccia; cioè dell’alta rocca de la ripa, un liquor chiaro; cioè un’acqua chiara, Che si spandea per le follie ’n suso; cioè cadea in su le follie ultime, et andava poi in su di follia in follia, e cosi irrigava la pianta. E questo finge, prima per convenienzia de la fizione con la lettera: imperò che, se questo s’induce per memoria de la disubedienzia dei primi parenti nel mangiare, unde è seguitato lo peccato de la gola che sta in mangiare e bere, necessario era che fingesse che vi fusse anco l’acqua; et anco per seguitare la fizione dei Poeti, che fingeno che l’acque siano al mento e li pomi a la bocca; e che l’acqua vada in suso finge perchè, ritirandosi li rami dei pomi, mostri che si tirino anco li rivi; ma, come è ditto di sopra, da la ripa dè fingere che discenda l’acqua in su li rami: imperò che da la parte di sotto non sarebbe verisimile. E per mostrare l’allegoria che ditto è; cioè che l’acqua significa la Grazia Divina che discende ne la grotta, cioè ne li omini savi, e da loro1 in su le follie rinverdendo, per comunicazione alli altri, la scienzia, e ritorna in su perchè da Dio l’ànno et a Dio la rendeno ricognoscendola da lui; e per mostrare che sia verisimile che l’acqua monti in su, però finge che discenda de la grotta: imperò che l’acqua tanto monta, quanto scende. Li due poeti; cioè Stazio e Virgilio, all’arbor s’appressaro; secondo la lettera finge che s’approssimasseno all’alboro, per vederlo; ma secondo l’allegoria vuole dare ad intendere che amburi questi fusseno saputi del bene e del male temporale e mondano. Et una voce per entro le frondi Gridò; questa voce finge che sia la boce2 dell’angiulo posto a guardia del ditto arbaro, lo quale finge che stia tra le frondi; e questa è la verità che sta ne la viridità di sì fatti beni, e grida contra chi ne vollia pilliare, e vieta che non ne pillino: imperò che li frutti suoi non sono abili a poterli avere in questo mondo, nè in purgatorio: imperò che li frutti suoi sono beatitudine la quale s’àe in vita eterna: per altro non desideronno li primi parenti di mangiare di quil pomo, se non per esser simile a Dio; cioè avere e participare de la beatitudine di Dio; ma che fenno contra lo comandamento e disubeditteno, però la perdetteno. Di questo cibo avrete caro; cioè
- ↑ C. M. da loro va in su le foglie
- ↑ Boce; voce pel facile scambio delle due lettere mute. E.