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p u r g a t o r i o x x i i. |
[v. 130-141] |
parte l’autore usa tale fizione, secondo la lettera, per accordarsi co le fizioni dei Poeti, che diceno che sopra Tantalo re di Tebe che fu avaro e goloso, lo quale fingeno essere ne lo inferno e punito del peccato de la gola e dell’avarizia in questa forma; cioè che pendeno infine a la bocca li rami caricati di pomi, e l’acque vegnano infine al mento; e quando vuole bere, l’acque fuggeno; e quando vuole mangiare, li rami si ritirano in su. E cusì per convenienzia finge l’autore che stiano questi arbori caricati di pomi et irrigui1 d’acqua sopra l’anime del purgatorio nel sesto cerchio; e dall’odore dei pomi siano incitate a mangiare2, e dal liquore dell’acqua e ’l chiarore siano incitati a bere; e quando ne volliano pilliare per mangiare o inchinare per bere, si ritiri in su lo pomo e liquore; la quale cosa significa che s’arricordano dei diletti avuti nel mangiare e nel bere, dei quali si penteno e dollionsene quanto più possono, e così si rimuoveno e fuggeno da loro: imperò che vorrebbeno mai non averli usati, e d’averli usati si penteno. E per questo fingeno che diventino magri, acciò che, come per lo soperchio cibo e poco nel mondo sono ingrassati; così di là per la contrizione dimagrino e sodisfaccino al peccato de la gola; e di quelli del mondo significa che, quando sono in stato di penitenzia, s’astegnano dal mangiare e del bere per emenda del peccato de la gola; e questo tirare in su è lo sospendere che fanno elli medesimi, e l’astinenzia che prendeno. E così secondo ’l mondo allegoricamente finge che si faccia penitenzia del peccato de la gola per astinenzia, e nel purgatorio per contrizione e dolore; e però dice lo testo: E come abeto in alto si digrada; fa qui l’autore una similitudine che, come l’abeto ch’è arbore altissimo cresce in su, sempre assottilliando e diradando; così facea quella in giù, Di ramo in ramo; cioè facendo l’uno ramo minore che l’altro, e dirissando in suso, cosi quello; cioè quello arbore ch’era ne la strada del cerchio sesto, del quale è ditto, in giuso; cioè si digrada in verso la terra di ramo in ramo; et assegna la cagione, quando dice: Cred’io; cioè Dante, perchè persona su non vada; cioè credo che sia fatto a quil modo, perchè persona non monti in su. Secondo la lettera finge questo, perchè nessuno possa montare suso per pilliare dei pomi; ma, secondo l’allegoria, di quelli3 del mondo s’intende che sono in stato di penitenzia, ch’ellino considerano che la scienzia del bene e del male terreno e temporale, al quale intendeno li golosi, non mena in su a Dio; ma fa cadere in verso la terra: et anco perchè in su l’arboro de la scienzia del bene e del male non si dè montare, nè volere sapere più che sia permesso,
- ↑ C. M. et i rigi d’acque
- ↑ C. M. a mangiare o inchinare per bere,
- ↑ C. M. di quelli del purgatorio e del mondo