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p u r g a t o r i o x x i i. |
[v. 130-142] |
vietato loro, e però dice: Noi andavamo, come ditto è di sopra, Ma tosto ruppe le dolce ragioni; cioè d’amburo li poeti, cioè di Virgilio e di Stazio che ragionavano de la poesi, come ditto è di sopra, e de la fizione de la materia deliberavano; la quale deliberazione era dolce e dilettevile, Un albor; cioè uno arbore ruppe li loro dilettevili ragionamenti e diede loro a pensare sopra esso, che; cioè lo quale, trovammo; cioè noi tre, in mezza strada; cioè in mezzo de la via del sesto girone, per lo quale andavamo, Con pomi ad odorar soavi e buoni. Finge l’autore che nel sesto cerchio, nel quale si purga la colpa della gola, siano du’ arbori; l’uno presso a l’entrata del girone, e l’altro presso alla sallita dell’altro girone, che abbiano le radici in verso ’l cielo e la cima in verso la terra con pomi odorifiri e buoni; e che de la ripa escano du’ rivi, l’uno in sull’uno arbore e l’altro in sull’altro, descendenti del paradiso terrestre per lo monte in su la grotta del sesto girone, e di su la grotta in su l’uno arbore, l’uno e l’altro in su l’altro; e l’uno è Eunoe che accende la memoria del bene, e l’altro è Lete che spegna1 la memoria del male; e ciascuno va in su per lo ditto arbore, rinfrescando le suoe follie e ritornasi unde esce; e che di verso la costa del monte sia chiuso, sicchè non vi si può passare, e dall’arbore in fuora inverso la ripa che non à riparo si vada; e quando s’accostarono al ditto arbore, prima una voce uscitte tra le frondi, gridando: Voi non toccherete di questo cibo; et adiunse altre parole le quali si contegnano ne la seguente parte a loda dell’astinenzia. E come finge che questo arbore sia presso a la entrata del sesto girone; cosi fingerà che sia l’altro presso alla uscita, simile al predetto, del quale escirà voce che vieterà l’accostamento, e dirà esempli abominativi del peccato de la gola; e però lo primo rivo è Eunoe, e lo secondo Lete; e descendeno in su l’arbore de la notizia del bene e del male, perchè l’uno accende la memoria del bene; cioè Eunoe, e l’altro spegne la memoria del male; cioè Lete, e vegnano del paradiso delitiarum: imperò che quive fingerà che sia la loro fonte, e che l’uno; cioè Lete, corra in verso mano sinistra; e questo finge che caggia in su lo secondo arbore che è a la uscita, e l’altro; cioè Eunoe, torna2 inverso il primo arbore che è a l’entrata, che loda l’astinenzia e l’altro biasima la gola. E però è qui da notare l’esposizione allegorica e la intenzione dell’autore sopra questa fizione. Lo nostro autore àe finto in tutti li gironi che siano o voci o atti, che inducano l’anima a dispregio del peccato et incitinola a la virtù contraria; e però che qui tratta del vizio de la gola, però finge che in questo cerchio siano in due luoghi due
- ↑ Spegna; da spegnare, verbo dalla seconda trasferito alla prima coniugazione. E.
- ↑ C. M. Eunoe corra inverso mano ritta, e questo finge che cada in sul primo