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[v. 94-114] | c o m m e n t o | 535 |
con Argia filliuola del re Adrasto venuta da Argo per ritrovare lo corpo di Polinice suo marito; e trovatesi, pianseno et attristansi, e trovati li corpi ardennoli e fenno l’esequie con grandi pianti e lamenti, come finge Stazio; e però dice l’autore: cusì trista come fue: imperò che finge che le passioni avute ne la vita rimagnano di po’ la morte dei dannati, Vedesi; anco nel carcere cieco, quella che; cioè la quale, mostrò Langia; cioè quella fonte, o vero fiume che si chiamava Langia, ch’era in Nemea nel regno del re Ligurgo. Questa fu Isifile filliuola del re Toante, re di Lenno, la quale quando le femine di Lenno ucciseno tutti li maschi, ella furò lo padre di notte e campòlo; e poi fuggendo dell’isula per paura dell’altre femine che seppeno che avea campato lo padre, fu presa dai corsali e venduta al re Ligurgo, re de li Ateniesi, e tennela per balia del suo filliuolo Archemore. E secondo che finge Stazio, quando l’esercito dei sette re che andavano ad assediare Tebe passò per la contrada, era ella in uno prato presso ad uno bosco e teneva lo fanciullo a trastullo, colliendo fiori per lo prato; e lassato lo fanciullo nel prato, andò a mostrare la fonte a l’esercito; et in quello spazio uscitte uno grande serpente del bosco, e percosse Archemore con la coda et ucciselo; unde la reina volse poi fare morire, se non che l’esercito1 fece liberare, e ricognove li filliuoli ch’ella avea avuto di Iasone che erano nell’esercito del re Ligurgo, come ditto fu ne la prima cantica, nel canto xviii. Èvi la fillia di Tiresia; cioè Manto, che edificò la città di Mantova, anco è nel carcer cieco, de la quale anco fu ditto ne la cantica prima, canto xx, e Teti; filliuola di Doris e di Nereo filliuolo di Nettuno, e fu mollie di Peleo filliuolo del re Eaco, re d’Egina: questa fu madre d’Achille e fu detta dia2 de l’oceano, e di questa fu ditto ne la prima cantica, canto v, E co le suore sue Deidamia; questa fu filliuola del re di Schiro che si chiamò Licomede, appo lo quale stette appiattato Achille in abito femineo, per non andare a la destruzione di Troia coi Greci; e stando co le filliuole, come femina, s’innamorò di Deidamia et ingravidolla e nacque Pirro; unde dice Virgilio che nel cieco carcere anco è Deidamia co le suoe suori, le quali tenneno celato l’amore di Deidamia e d’Achille.
C. XXII v. 115-129. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, montati suso nel sesto girone, Stazio e Virgilio tacetteno e riguardavano quil che fusse nel sesto girone; e però dice: Tacevansi ambedu’ già li poeti; cioè Stazio e Virgilio, li quali montando erano iti parlando: imperò ch’erano venuti a nuova materia, e però convenia pensare sopr’essa; e però dice: Di novo attenti; cioè per