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c o m m e n t o |
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e che Virgilio li rispondesse, e però dice: Tu; cioè Virgilio, dunque; questa dizione è dizione collettiva che raccollie dei ditti di sopra; cioè: Poi che tu se’ Virgilio, che m’inviasti ad essere poeta e che mi facesti chiaro Iddio, fàmi chiaro di questo ch’io ti dimandrò; e però dice: che levato m’ài ’l coperchio; cioè lo quale m’ài aperto la verità, e levato su lo coperchio che la tenea serrata et appiattata; e però dice: Che m’ascondea1; cioè lo qual coperchio m’appiattava, quanto bene io dico; cioè Iddio e la sua legge evangelica, Mentre che del salir avem soverchio; cioè mentre che ci resta anco a sallire, Dimmi dov’è; cioè dì a me Stazio in qual luogo è, Terenzio, nostro amico; questo Terenzio fu di Cartagine d’Africa2, e fu menato a Roma pilliato da Scipione perch’era poeta, e fece le comedie: sono fizioni fatte di cose che non funno però vere; ma possibile era essere state vere, e narransi verisimilmente e sono di persone mezzane, e chiamanosi comedie da comos ch’è villa, et oda ch’è canto, quasi canto villano3: imperò che in villa da li villani fu trovato da prima; e dice nostro amico: imperò che fu poeta, e Stazio e Virgilio anco funno poeti, e per la poesi s’amavano insieme. Cecilio; questi anco fu poeta latino, comico antico, Plauto; questi anco fu poeta, comico antico, e Varro; questi fu romano, e fece molti libri, e niuno se ne trova ora, e fu chiamato Marco Varrone, se lo sai; cioè tu, Virgilio, Dimmi; cioè dì a me Stazio, se son dannati; cioè se sono privati de la grazia di Dio, sicchè siano a lo inferno, et in qual vico; cioè et in qual parte dell’inferno sono; unde finge l’autore che Virgilio risponda in questa forma: Costoro; cioè quelli, de’ quali tu ài dimandato, e Persio; questo Persio fu poeta satiro e fu toscano, cioè da Volterra: satira è materia in infimo stilo, e riprensione de’ vizi, e dicesi a satira che era una toffania, o vero scudella, che si offeriva alli dii piena d’ogni cosa, come è la satira che riprende ogni vizio e meschia li grandi e i mezzani e picculi insieme; o vero si chiama satira dai Satiri, ch’erano iddii de le selve, cornuti coi piedi caprini nudi; le quali condizioni si convegnono a la satira, ch’è con parole nude, a niuno perdona, et entra in ogni vile materia. Et abbiamo noi latini tre satiri; cioè Orazio che riprende ridendo, Iuvenale che riprende latrando, cioè abbaiando come abbaia il cane, e Persio che ruggisce come fa lo porco. et io; cioè Virgilio che sono tragedo, s’intende: tragedia è canto in sublimo stilo, e tratta dei principi et
- ↑ Più chiaramente che le comuni il Cod. Est. legge: Che nascondeva. E.
- ↑ Che Terenzio non sia stato allevato in Affrica, sì come ne scrisse Donato, ne à ben con aperte ragioni persuaso il prof. Salvatore Betti. E.
- ↑ L’etimologia della parola comedia fu quella appunto che ci ebbe consigliati a scriverla con una sola M, come trovammo eziandio nel nostro Codice. Ved. T. I. pag. 8. E.