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c a n t o   x x i i. 517

76Già era ’l mondo tutto quanto pregno
     De la vera credenzia seminata,
     Per li messaggi de l’eterno regno;
79E la parola tua sopra toccata
     Si consonava ai novi predicanti;
     Ond’io a visitarli presi usata.1
82Vennemi poi parendo tanto santi,2
     Che quando Domizian li perseguette,3
     Senza mio lagrimar non fur lor pianti.
85E mentre che di là per me si stette,
     Io li sovvenni, e i lor dritti costumi
     Fer dispregiarmi tutte l’altre sette;4
88E pria, ch’io conducesse i Greci ai fiumi
     Di Tebe poetando, ebbi io battesmo;
     Ma per paura chiuso cristian fu’mi,
91Lungamente mostrando paganesmo:
     E questa tepidezza il quarto cerchio
     Cercar mi fe più che ’l quarto centesmo.5
94Tu dunque, che levato m’ài ’l coperchio6
     Che m’ascondea quanto bene io dico,
     Mentre che del salir avem soverchio,7
97Dimmi dov’è Terenzio, nostro amico,8
     Cecilio, Plauto, e Varro, se lo sai;
     Dimmi se son dannati, et in qual vico.
100Costoro, e Persio, et io, et altri assai,
     Rispuose el Duca mio, siam con quel Greco9
     Che le Muse lattar più che altro mai,

  1. v. 81. Usata; usanza, uso, come gelata per gelo e simili. E.
  2. v. 82. C. M. Vennemmi — C. A. Vennermi
  3. v. 83. Perseguette; cadenza del perfetto della terza coniugazione, foggiata su quella in ette della seconda. V. Inf. C. xxv, seguette, convenette. E.
  4. v. 87. C. A. dispregiare a me tutte altre
  5. v. 93. Cerchiar mi fe
  6. v. 94. C. A. levato à il
  7. v. 96. C. A. di salire
  8. v. 97. C. A. antico,
  9. v. 101. C. M. C. A. son con