508 |
p u r g a t o r i o x x i. |
[v. 76-102] |
centonaia d’anni, quante dicesti di sopra, se’ stato a giacere boccone in questo cerchio: seculo propriamente si dice tempo di cento anni, ne le parole tuoe mi cappia; cioè ne la risposta tua mi sia manifesto. E di po’ questo dimando finge l’autore che Stazio rispondesse in questa forma: Nel tempo che il buon Tito; questi fu Tito Vespasiano, lo quale di po’ lo padre suo fu imperadore dei Romani; et essendo lo padre, cioè Vespasiano, ad assedio a Ierusalemme, perchè li Iudei s’erano ribellati et aveano morto lo proposito che v’era per lo romano imperio, perchè si dicea che per le Fata era ordinato che in quello tempo li andati in Iudea doveano essere signori del mondo; la qual cosa arrecando a sè li Iudei, quasi dicesseno: Noi siamo quelli che siamo venuti in Iudea, noi debbiamo essere signori del mondo, secondo che scrive Svetonio si comincionno a ribellare da’ Romani, ucciso lo ditto proposito e scacciato lo legato di Siria che venia a darli aiuto, tolto ancora lo gonfalone dell’aquila; ma in quel tempo chiamato imperadore, andòsene a Roma e lassò Tito suo filliuolo a recare a fine la impresa di Ierusalemme, e cusì Tito ebbe la vittoria, essendo lo padre imperadore. E dice Cornelio e Svetonio che in quella battallia 600 milliaia di Iudei funno morti; ma Iosefo dice 11001 milliaia morti per fame e coltello, lo rimanente fu sparto per lo mondo, venduti bene 90 milliaia, e fu fatta questa vendetta forsi 4 anni di po’ la morte di Cristo, et a quil tempo Stazio venne a Roma. co l’aiuto Del sommo Rege; cioè di Dio, lo quale è sommo di tutti li re, quia ipse est rex regum, et dominus dominantium — , vendicò le fuora; cioè le piaghe fatte nel corpo di Gesù Cristo, Unde uscì ’l sangue per Giuda venduto; cioè de le quali piaghe uscitte lo sangue di Cristo, lo quale Giuda Scariot vendette 30 denari ai principi dei sacerdoti, come dice l’Evangelio: Quid vultis mihi dare, et ego vobis eum tradam. At illi constituerunt ei triginta argenteos. Questo Tito, lo quale l’autore chiama buono per la sua virtù: imperò che, come scrive di lui Svetonio, elli fu chiamato amor ac delitiæ generis humani, et essendo nello imperio fu milliore che privato, mai da lui niuno2 si partia sconsolato, et uno di’ che non avea fatto grazia nessuna: imperò che nolli era stata dimandata, la sera a li amici, disse a la cena: Questo di’, amici miei, abbo perduto; e molte altre cose virtuosissime scrive lo ditto autore di lui: fece iusta vendetta de la morte di Cristo, come sa chi lege Iosefo iudeo autore, lo quale ne fe libro che fra l’altre cose dice che vendette dei Iudei 30 a denaio, oltra la grande strage che fe di loro, sicchè ora non si trova nè città, nè castello, nè villa, che sia di Iudei. Col nome che più dura e più onora; cioè col nome poetico: dice
- ↑ C. M. dice dieci cento migliaia
- ↑ C. M. nimo