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p u r g a t o r i o x x i. |
[v. 55-75] |
per quil ch’è ditto; cioè che ’l voler s’approva de la monda1 anima: imperò che, con ciò sia cosa che l’anima volia2 sempre il sommo bene e perfetto, secondo che dice Boezio nel iii libro de la Filosofica Consolazione: Est enim mentibus homimm veri boni naturaliter inserta cupiditas, sempre l’anima si sentrà mondata. A che l’autore risponde, fingendo che Stazio dichiari di qual volere s’intende, dicendo che l’anima àe due volontà; cioè l’una assoluta e simplice e questa sempre vuole lo bene sommo e perfetto, nè non può non volerlo essendoli mostrato; l’altra volontà è respettiva, e questa nol vuole se non per iusto modo, e questa così fatta volontà è quella che fa prova de la mondizia, cioè quando non contradice a la volontà naturale: imperò che, se non fusse monda, contra direbbe, e chiamala l’autore talento; e però finge che Stazio dica: Prima vuol ben; cioè l’anima vuole lo sommo bene e perfetto, ma non lassa ’l talento; cioè la volontà respettiva non lassa la volontà libera et assoluta voler quel bene, se prima non si sodisfà a la iustizia. Che cioè lo quale talento, Divina Giustizia; cioè la iustizia di Dio, contra vollia; cioè contra la volontà libera, pone al tormento; cioè pone a volere lo tormento, e sodisfare col tormento per lo peccato, Come fu al peccar; cioè come la volontà respettiva fu contra la volontà assoluta a fare lo peccato, che la volontà assoluta non può volere lo peccato e lo male, se non ingannata sotto specie di bene; così è contra a volere lo bene, se prima non è sodisfatto a la iustizia. Et io, che son giaciuto a questa dollia; ora parla Stazio di sè, dicendo che elli ch’è giaciuto in terra boccone a fare penitenzia et avere dolore e contrizione del suo peccato de la prodigalità, Cinquecento anni e più; questo finge l’autore per convenienzia del testo: imperò che dal tempo che Stazio morì, infine a quel tempo che l’autore finge che avesse questa fantasia, erano passati più di 1000 anni per li quali era stato a purgarsi dei suoi peccati; ma 500 era stato a purgarsi de la prodigalità, perchè v’era stato più colpevile che nelli altri più giù purgati, pur mo; cioè pur avale, sentii Libera volontà; cioè non impacciata dal talento: con ciò sia cosa che sia stato sodisfatto al peccato, di millior sollia; cioè di sallire a millior luogo. Però sentisti; tu, Virgilio, il terremoto; ecco che dichiara quello, per che incomincia a parlare, è’ pii Spiriti per lo monte render lode; cioè ringraziare e lodare Iddio de la mia esaltazione, A quel Signor; cioè Iddio, che; cioè lo quale, tosto su l’invii; ecco che prega Stazio per loro. Così ne disse; dice l’autore: Così disse Stazio, rispondendo a la dimanda di Virgilio, e però che si gode Tanto di ber quant’è
- ↑ C. M. s’approva della mondizia; imperò
- ↑ C. M. vollia — Il nostro Cod. porta — volia — , dall’infinito voliere. E.