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c a n t o    x x i. 493

73Così ne disse, e però che si gode1
        Tanto di ber quant’è grande la sete,2
        Non saprei dir quanto mi fece prode.
76E ’l savio Duca: Ornai veggio la rete
        Che qui ne pillia, e come si scalappia;3
        Perchè ci trema, e di che congaudete.4
79Ora chi fosti piacciati ch’io sappia,
        E perchè tanti seculi giaciuto
        Qui se’ ne le parole tuoe mi cappia.5
82Nel tempo che il buon Tito co l’aiuto
        Del sommo Rege vendicò le fuora,
        Unde uscì ’l sangue per Giuda venduto,
85Col nome che più dura e più onora6
        Era io di là, rispuose quello spirto,
        Famoso assai; ma non con fede ancora.
88Tanto fu dolce mio vocale spirto,
        Che, tolosano, a sè mi trasse Roma,
        Dove mertai le tempie ornar di mirto.
91Stazio di là la gente ancor mi noma:7
        Cantai di Tebe, e poi del grande Achille;
        Ma caddi in via co la seconda soma.
94Al mio ardor fur seme le faville,
        Che mi scaldar, de la divina fiamma,
        Unde son già allumati più di mille;8
97Dell’Eneide dico, la qual mamma
        Fùmi, e fùmi nutrice poetando:9
        Senza essa non fermai peso di dramma.10

  1. v. 73. C. A. ch’ei si
  2. v. 74. C. A. del
  3. v. 77. C. A. vi piglia,
  4. v. 78. C. A. di che ci
  5. v. 81. C. A. sei nelle parole tue
  6. v. 85. C. A. più l’onore
  7. v. 91. C. A. Stazio la gente ancor di là mi
  8. v. 96. C. A. Onde sono allumati
  9. v. 98. C. M. C. A. Fummi, e fummi,
  10. v. 99. C. A. non pesai peso