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P u r g a t o r i o X X. |
[v. 139-151] |
del tremuoto e del canto, dicendo, Noi; cioè Virgilio et io Dante, restavamo immobili; cioè che non ci movevamo, e sospesi; cioè in dubbio di quel che significavano quelli due accidenti, Come i pastor; ecco che fa la similitudine che, come quando per l’angiulo fue annunziato ai pastori la natività del Verbo divino, inanti che discendesseno dai monti giuso a vedere Cristo nato, posto ne la mangiatoia quando uditteno li angiuli cantare l’inno, ovvero cantico; cioè Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonæ voluntatis, ebbeno grande stupore ne la mente loro, e stetteno immobili e sospesi in fine a tanto che l’angiuli non ebbeno compiuto lo canto e funno spariti et iti via; e così dice l’autore che stava elli e Virgilio, e però dice: Come i pastor; cioè stetteno immobili e sospesi, che non disceseno e non si mosseno; ma stetteno pensosi infin che non fu sparita l’apparizione angelica e lo canto cessato, che; cioè li quali prima udir quel canto; cioè Gloria in excelsis Deo ec.; e così stemmo Virgilio, et io, Fin che ’l tremar; cioè del monte, cessò; cioè che ’l tremuoto, che prima fu sentito, fu cessato, et ei; cioè quil canto: Gloria in excelsis Deo ec., compièsi; di dire tutto quanto da quelli spiriti del purgatorio, come dice la santa Chiesa: imperò che li angiuli non disseno, se non quel pogo che scritto è nell’Evangelio; ma poi la santa Chiesa lo compiè nel modo che ora si canta. Poi; cioè che fu restato lo tremuoto, e lo canto fu compiuto, ripilliammo; Virgilio et io Dante, il nostro cammin santo; cioè seguitammo la nostra via del purgatorio ch’è santa, secondo la lettera; e, secondo l’allegoria, la nostra via de la penitenza ch’è santa, Guardando; cioè ponendo mente, l’ombre che giacean per terra; col volto in giù, come fu detto di sopra, Tornate già in su l’usato pianto; lo quale àe finto di sopra che facesseno per contrizione e purgazione dei loro peccati. Nulla ignoranza; qui dimostra l’autore che mai non ebbe ignoransa, che tanto pensasse a cacciarla, quanto questa; e però dice: Nulla ignoranza mai con tanta guerra; cioè sì grande guerra, Mi fe; cioè a me Dante; cioè tanto tempo mai non mi occupò, desiderando di sapere; cioè avvegna Iddio ch’io desiderasse di certificarmi, e cacciar via la ignoranzia, Se la memoria mia in ciò non erra; cioè se io mi ricordo bene del tempo1 passato; e dice guerra, perchè la volontà quando desidera di certificarsi e non si può certificare dal suo intelletto, combatte con lui e vuole cavare da lui, potendo, la dichiaragione; o d’altrui, non potendolo2 avere da sè; e non avendola, non sta contenta e sempre pugna, sicchè la ignoranzia è cagione de la guerra, e del combattimento, Quanta; cioè guerra, mi parve; cioè a me Dante, allor; cioè in quella ora, pensando avere; ecco che di-
- ↑ C. M. nel tempo
- ↑ C. M. non potendola