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   486 P u r g a t o r i o   X X. [v. 121-138]

tro per purgarsi de la gola, se in quello avesse avuto a purgare: chè impossibile quasi è che, stando nel mondo, non vi si pecchi in qualche modo, e cusì poi de la lussuria; e cusì era più compiuto di purgarsi. Dice adunqua così: Noi; cioè Virgilio et io Dante, eravam partiti già da esso; cioè da Ugo Ciappetta, E brigavam; cioè procacciavamo, di soverchiar la strada; cioè di passare la strada e la via di quello girone, Tanto, quanto al poter n’era permesso; cioè tanto quanto permesso c’era, e quanto potevamo. Quand’io; cioè Dante, senti’, come cosa che cada; ecco la similitudine che adduce; cioè che la cosa che cade prima trema, e così avvenne che sentì, Tremare il monte; e però dice: Tremare il monte; cioè del purgatorio in modo, che fa la cosa che cade, sicchè fu uno tremuoto come suole essere nel mondo, unde le persone temeno che la terra non sostegna, unde mi prese; cioè a me Dante, un gelo; lo quale venne da paura, come viene a quelli del mondo quando è tremuoto, Qual; cioè tale quale, suol prender colui che a morte vada; ecco che fa la similitudine che così aggelò, come colui che va a la morte. Et induce un’altra similitudine del tremare, secondo le fizioni poetiche dicendo: Certo; cioè certamente, non si scotea sì forte Delo; cioè quando era instabile, come si scotea lo monte del purgatorio, et è qui da notare la fizione poetica. Diceno li Poeti, come appare in Ovidio Metamorfosi lib. vii, che Astrea fu suore di Latona; et essendo ancora amata da Giove, fuggendo dinanti da lui per la rena si stancava, unde pregò li dii che la dovesseno mutare. Unde esaudita, fu mutata in coturnice, e Giove si mutò in sparvieri o vero aquila, e preseguitolla volando sopra il mare; unde ella pregò li dii che la dovesseno mutare, e però soffiando in lei l’aquila, fu mutata in una isula che si chiamò Ortigia prima, e poi Delo. E perchè stette appiattata grande tempo sotto l’acque e poi per prego di Latona Giove la tirò fuora de l’acqua, fu chiamata Delo; cioè cosa manifesta, et era questa isula allora instabile: imperò che si muovea. Ma poichè Latona sua suore1, pregna ancora di Giove, essendo presso al parto cacciata e perseguitata da Pitone serpente per cagione di Giunone che la facea perseguitare, fu ricevuta in essa e partorì quive Febo e Diana, li quali si diceno lo Sole e la Luna, la ditta isula fu fatta stabile e fu accresciuta, adiuntevi du’ altre isule; cioè Miconoe e Giaro. La verità di questa fizione fu che Astrea amata da Giove, volendo2 esser sforzata da lui fuggì con uno legno per mare che portava per insegna la coturnice, che in lingua greca si chiama Ortis, e Giove perseguitandola

  1. Suore, suora, suoro dissero gli antichi dal latino soror. E.
  2. Volendo; essendo presso, trovandosi in sul punto. E.