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p u r g a t o r i o x x. |
[v. 85-96] |
se le pilliava e rompea con sua mano e beveale, e così visse quelli tre di’ per suspetto ch’avea d’essere avvenenato. E perchè questo era cosa di grande asprezza et amaritudine al detto papa, però dice: Veggio rinnovellar l’aceto e ’l fele; cioè che questo fui1 a lui, come a Cristo l’aceto e ’l fele, E tra’ novi2, ovvero vivi, ladroni esser ucciso; cioè tra coloro che lo stavano a guardare perchè non fusse cavato quinde, ch’erano vivi ladroni che arebbeno meritato d’esser morti per la loro iniquità; o vero nuovi, cioè di nuovo apparecchiati a compagnare lo ditto papa ne la morte, come li ladroni crocifissi e morti accompagnarono ne la morte lo nostro signore Gesù Cristo; dice esser ucciso: imperò che benchè nollo uccidesseno, tale fu: imperò che funno cagione ch’elli morisse, come ditto è. Veggio ’l nuovo Pilato; anco l’autore intese qui del re Filippo di Francia, lo quale chiama nuovo Pilato: però che fu cagione e fece fare al suo capitano et a Sciarra quil, che ditto è di sopra, a papa Bonifazio, sì crudele; contra lo papa e la s. madre Chiesa, Che ciò non sazia; cioè che quil ch’à fatto nol sazia, ma senza decreto; cioè sensa autorità conveniente a questo, Porta nel tempio; cioè nel tempio dei Frieri3 di s. Giovanni da Rodi, le cupide vele; cioè le grande superbie piene di cupidità et avarizia: imperò che si trova che ’l ditto re accusò li ditti Frieri d’eresia, e contra lor procedè come eretici, e spolliòli di molti beni per la ditta cagione. Li quali beni ellino aveano oltra monti, sicchè ciò che fece contra4 li detti Frieri, fece per avarizia; e però à ditto le cupide vele, che si può intendere le superbe et avare volontadi; e serebbe ipallage; cioè è portato nel tempio da le superbe e cupide volontadi; e ponsi lo plurale per lo singolare, cioè da la superbia e da la5 avara, e per tanta iniquità finge l’autore che lo ditto spirito esclami a Dio e dica: O Signor mio; cioè Iddio, quando serò io lieto; cioè io Ugo in paradiso, dove si sta con letizia, A veder la vendetta; cioè la debita pena de la iustizia, che punisca tanta iniquità, che; cioè la quale, nascosa nel tuo secreto: imperò che nessuno sa quando la punizione dè essere, e però sta occulta nel secreto di Dio, Fa dolce l’ira tua? In Dio non è ira; ma iustizia, e però si pone l’ira per la iustizia: l’aspettare che Dio fa, fa dolce la sua iustizia: imperò che in questo appare la sua misericordia; e de la iustizia di Dio, e del suo aspettare dirà di sotto ne la cantica iii, nel canto dove dice: La spada di quassù non tallia in fretta ec.
- ↑ Fui; terza persona singolare del perfetto, conforme al latino fuit levatone il t, come in dissi, trassi ec. Quantunque di tale voce primitiva ci abbia degli esempi fra gli antichi; l’uso però la rifiuta. E.
- ↑ C. M. tra’ vivi, ovvero novi ladroni
- ↑ C. M. dei Freri di san — Friere; frere, frate dall’antico francese frier. E.
- ↑ C. M. contra li Tempieri, fece
- ↑ C. M. e avara voluntà, e