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[v. 10-24] | c o m m e n t o | 39 |
nel nostro emisperio s’incominciava a fare notte; e lo sole usciva nell’altro emisperio fuor di liberoFonte/commento: Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/835; cioè 1 de la nostra foce occidentale, che è a li abitanti nell’altro emisperio, orientale. fuor co le bilance; cioè col segno che si chiama Libra, e per questo significa che lo sole fusse a l’ora in Ariete: imperò che, se escendo fuora Libra si facea notte, seguita che andando giuso Aries nel quale era lo sole, si facea di’ ai nostri antipedi, dove finge Dante ch’elli fusse, quando finge che fusse al monte dell’isula 2 del purgatorio. Che li caggion di man; cioè le bilance, quando soperchia; cioè quando cresce la notte e manca lo di’; e questo è quando lo sole è in Libra che vengano 3 le notti ad equalità col di’: imperò che tutta via vegnano mancando li di’ infine al principio del segno; et allora sta pari lo di’ co la notte, e poi incomincia la notte ad avansare lo di’; sicché allora si dice tenere le bilance, quando la notte è in Libra, et allora dice che li caggiano di mano quando è soperchiata la notte, che il sole è in Libra, e la notte in Ariete. Sì che le bianche e le vermillie guance; dice guance avendo respetto a la fizione dei poeti che fingeno che Aurora sia una femmina che à ad aprire le porti del palasso del sole, quando lo sole si leva; e per questo s’intende la chiarezza che procede lo sole; dice vermillie e bianche: imperò che, quando lo sole si leva, li vapori che si trova inanzi co li raggi suoi prima imbianca, e poi approssimandosi più li fa vermilli, e poi quanto più s’appressa li fa gialli, e così li dirada et anichila in tutto, e però dice: de la bella Aurora: imperò che molto par bella quella parte del di’, Là dove io era; cioè nell’altro emisperio, Per troppa etate; cioè per più tempo, diveniamo rance; cioè gialle. E per questo vuole significare che era già inalzata la mattina, e che era già passata l’aurora: tanto era montato lo sole di là; e questo è stato necessario a la finzione de l’autore, che finge che non si possa montare lo monte del purgatorio se non col sole, come apparrà di sotto.
C. II — v. 10-24. In questi cinque ternari lo nostro autore finge che, guardando inverso il mare, vidde venire uno splendore su per lo mare, e descrive come era fatto. Dice così: Noi; cioè Virgilio et io Dante, eravam lunghesso il mare ancora; cioè allato al mare, che non c’eravamo ancora partiti da esso, Come gente che pensa il suo cammino; quasi dica: Noi non andavamo, che non sapevamo come dovessemo andare e pensavamo de la nostra via, Che va col cuore, e col corpo dimora; chi pensa del cammino che dè tenere va coll’animo e sta col corpo. Et ecco, qual sul presso; cioè in su l’ora che è presso al mattino; cioè da mattina, e però dice del mattino, Per li grossi vapor: sempre la notte ingrossa li vapori che esceno della