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476 | p u r g a t o r i o x x. | [v. 79-84] |
cora del re Carlo, padre del re Roberto; ne la seconda finge che predìca la persecuzione di papa Bonifazio fatta per li suoi, et incomincia quive: E perchè paia ec.; ne la tersa finge che ’l ditto spirito dichiari lo parlare che fanno lo di’, e quello che fanno la notte, et incomincia quive: Ciò che io dicea ec.; ne la quarta finge come, partito da lui, elli sentitte lo tremuoto e ’l canto, quive: Noi eravam partiti ec.; ne la quinta finge come, fermati per l’accidente, cessato l’accidente et inteso lo canto, procedettono al loro cammino, quive: Noi restavamo immobili ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo co la esposizione testuale, allegorica e morale.
C. XX — v. 79-84. In questi due ternari lo nostro autore finge come lo ditto spirito li denunzia lo terso Carlo, lo quale fu filliuolo del primo; cioè del re Carlo di Pullia e di Sicilia e conte di Provensa, lo quale fu schiantato1, e fu padre del re Roberto; e però fu detto Carlo sopra ditto principe o vero prense2, lo quale essendo giovenetto, convenne il padre, cioè lo re Carlo fratello del re Loisio avendo già perduta la Cicilia che lie l’avea tolta lo re di Ragona, andare a corte; et andando comandò ai suoi baroni che stesseno a buona guardia e non s’arrecasseno mai a battallia col re di Ragona, che tenea la Sicilia e guerreggiava con lui, infine a la sua tornata. Essendo partito lo re Carlo nel 1284, addi’ 8 di giugno, Ruggieri di Lori ammirallio di don Piero di Ragona venne con molte galee di Sicilia, e forsi quattro intronno nel porto di Napuli rubbando chiunqua v’era, e dispregiando lo re Carlo quanto poteano; unde lo filliuolo, vedendo tanta onta, non volse stare al consillio dei baroni; ma uscitte contra loro con molte galee. Unde quelle 4 di Sicilia si trasseno fuor del porto, e scaramucciando mandonno uno palamaio sotto la galea di Carlo zoppo, lo quale la forò in più parti; et uscite fuora del porto le galee di Sicilia, e quelle di Napuli seguitandole, sopra giunseno 16 galee di Sicilia che stavano appiattate; unde le galee di Napuli si ricolseno, salvo che quella u’ era Carlo zoppo, la quale era già piena d’acqua ch’era per affogare, se non che l’inimici la sopraiungeseno e presenola e menonnone pregione lo filliuolo del re, cioè Carlo zoppo, con otto altre galee che preseno oltra la sua. Tornato lo re Carlo, trovato questo, fece dicapitare quelli baroni che di ciò ebbeno colpa, e lo ditto anno moritte lo ditto re Carlo in Capua, e fu recato a Napuli, e lo regno di Pullia tenne lo conte Roberto d’Artesi co la principessa, e con Carlo Martello primogenito di Carlo zoppo, principe di Taranto; e lo ditto Carlo zoppo fu menato a Ragona, e quive era tenuto in prigione