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c o m m e n t o |
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qui ironia; cioè parlare per lo contrario: imperò che questo non fu ammendare la rapina; ma fu accrescerla; e però dice: prese Ponti; che è una provincia, vicina a questa e seguente, e Normandia; che è provincia al lato a la seguente et a Ponti, e Guascogna; che confina co la Spagna: questa è una provincia prossima a quelle due di sopra; cioè Ponti e Normandia, e tutte sono presso a la Francia, e tutte queste1 terre occupò lo re di Francia. Carlo venne in Italia; questo Carlo fu lo fratello del re Loisi ditto di sopra, lo quale fu fatto conte di Provensa, pilliando donna del detto contado, erede come detto è; e partitosi di Provensa et andato a Roma nel 1266 fu fatto senatore di Roma e stato da 4 mesi e va, come si contiene nel canto iii di questa cantica. Elli venne in Italia2 e coniunse lo reame e sconfisse et uccise lo re Manfredi, e tenne la Pullia e la Sicilia, in fin che ’l re di Ragona liela tolse, poi li rimase pur la Pullia. E questo Carlo, fatto re per la chiesa di Sicilia, et essendo conte di Provensa e signore de la Pullia, come si contiene nel canto xxviii de la prima cantica3, venne in Italia Curradino filliuolo de lo imperadore Currado, filliuolo de lo imperadore Federico secondo, e rimase Curradino nel ventre de la madre quando morì lo imperadore Currado; e però fu chiamato Curradino provocato dai ghibellini d’Italia, li quali erano oppressi dal re Carlo preditto. E temendo lo re Carlo di lui, combattette con lui e vinselo; e venutoli nelle mani per tradimento, li fece talliare la testa et a molti altri con lui, tra’ quali fu lo conte Gaddo di Pisa; e però dice l’autore: e per ammenda; intendendo per lo contrario, cioè adiungendo male a male, Vittima fe di Curradino; cioè fece sacrificio di lui, che l’uccise iniustamente e lui e li altri, come ditto è, e poi; qui tocca l’altro mal fatto, che fe lo re Carlo preditto, molto abominevile. Et intorno a ciò debbiamo sapere che ’l ditto re Carlo, poi che fu fatto re, volse seco santo Tomaso d’Aquino, dottore novello, lo quale avea studiato in Parigi e fatto era quive maestro in Teologia, per avere lo consillio, benchè pogo lo osservasse; e venendo caso che la chiesa di Roma fece lo suo concilio a Lione sopra Rodano di Provensa, nel quale si raunonno tutti valenti cherici del mondo, fu mandato per santo Tomaso; unde elli, partendosi da Napuli, andò al re Carlo notificandoli la sua partenza, per sapere se ’l re li volesse imponere4 niente; e nel parlamento lo re li disse: Maestro Tomaso, se ’l s. padre vi dimandrà di noi, che li direte voi? Rispuose s. Tomaso: Signore, io li dirò pur lo vero; e partito lo ditto santo Tomaso et ito a suo cammino, lo re Carlo venne
- ↑ C. M. queste tre occupò
- ↑ C. M. in Italia col cardinale di Cosensa è contra lo re Manfredi re di Pullia e di Sicilia, e coniunse
- ↑ C. M. cantica, che in mcclxviii venne
- ↑ Imponere; infinito alla foggia latina, come dicere, reducere e altrettali. E.