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472 | p u r g a t o r i o x x. | [v. 61-69] |
di Parigi; perchè era nato di Parigi, Quando li regi antichi venner meno Tutti; cioè quelli de la casa di Carlo Magno, li quali, come si dice, tutti aveano una croce impressa ne la carne in su la spalla ritta, funno morti tutti, fuor ch’un redutto in panni bigi; cioè eccetto uno che era fatto frate o romito, e non volse venire a la corona, Trova’mi stretto ne le mani il freno Del governo del regno; perch’io era conte o maggior siniscalco, e tanta possa Di nuovo acquisto; cioè tanta potenzia di richesse acquistate di nuovo e sì d’amici pieno; cioè con tanta amistà, Che alla corona vedova; ch’era morto lo re, e non v’era altro successore, fu promossa La testa di mio fillio: imperò che fu Roberto coronato re, dal quale; cioè mio filliuolo, Comincior di costor le sacrate ossa; cioè di questi regi ch’io abbo nominato Filippi e Loigi e che sono ora, e dice sacrate ossa: però che tutti li re cristiani sono consecrati co la crisma1, come li diaconi de l’Evangelio; e però quando disse Iddio: Nolite tangere Christos meos, intese dei regi come dei sacerdoti. E per questo si vede come la casa di Francia è degenerata, benchè dal lato materno sia servata l’origine; e però cautamente indusse l’autore che Ugo fusse di ciò parlatore: però che nessuno potea più attamente dire queste cose che elli, e non sono cose che si trovino appo li autori; e però usoe l’autore questa finzione.
C. XX — v. 61-69. In questi tre ternari lo nostro autore finge come lo spirito ditto di sopra, continuando lo suo parlare, dice de le condizioni dei discendenti de la casa sua, dicendo così: Mentre che la gran dote provensale Al sangue mio non tolse la vergogna; cioè infino a tanto che ’l mio sangue non s’imparentò coi conti di Provensa: imperò che Loisio primo genito, e Carlo discesi del sangue di Ugo; cioè filliuoli del re Filippo presono per donne due filliuole del conte di Provensa; cioè di Ramondo Berlingieri2, del quale dirà ne la tersa cantica, et ebbono per dote la Provensa et allora incomincionno ad avere richessa e forsa e funno nobilitati, che infine a quel punto si stavano li re di Francia umilmente nel regno suo, e possedevano lo ditto regno con vergogna, come chi l’à usurpato; ma poi che ebbeno quella dote, incomincionno ad insuperbire e cerconno d’acquistare più; e però dice: Pogo volea; cioè lo mio sangue, ma pur non facea male: imperò che si stava ne’ termini suoi e nel regno suo. Lì; cioè quive in Provensa, cominciò; cioè lo mio sangue, con forza e con menzogna; cioè co la forsa de l’arme e co le bugie, promettendo e non attenendo3, La sua rapina; cioè la sua rubbaria, rubbando e tolliendo le terre altrui, e possa, per ammenda; cioè per ammendamento de la rapina fatta la fece maggiore; et è