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p u r g a t o r i o x x. |
[v. 1-15] |
quanto n’arebbe preso: e fa qui similitudine, cioè che la volontà sua era come una spugna1, e che li desidèri, ch’elli avea di sapere altre cose da quello spirito, rimaseno non sazi, come rimane la spugna1 quando si cava dell’acqua, inanti che sia tutta piena. E questo feci, usando discrezione: imperò ch’io non dovea, per saziare lo mio volere che non era sì buono come ’l suo, che era di far penitenzia del suo peccato; e ’l mio era di sapere ancora più da lui di quelli de la città sua, e de la casa sua, che non era sì buono volere come il suo, considerato la cagione preditta contastare e contradire al suo volere, Mossimi; cioè io Dante, e ’l Duca mio; cioè Virgilio, si mosse per li Luoghi espediti; cioè spacciati e non occupati da quelli spiriti, che stavano a diacere bocconi, legati le mani et i piedi, a far penitenzia dei loro peccati, pur lungo la roccia; cioè da lato del monte, che dall’altro lato non sarebbeno potuto andare, che non fusseno caduti: sì v’era pieno; e fa similitudine, dicendo: Come si va per muro stretto ai merli; cioè così andavamo stretti a la parete dell’altro balso, come su per le mura de le città allato ai merli, per non cadere da luogo voito; et assegna la cagione: Chè; cioè imperò che, la gente, che fonde; cioè che mette fuora, a goccia a goccia Per li occhi; cioè lagrimando, il mal; cioè la colpa dell’avarizia e de la prodigalità: imperò che insieme si purgano, come si mosterrà di sotto, che tutto ’l mondo occùpa: imperò che questo peccato tutto il mondo à preso, Dall’altra parte; cioè del monte, in fuor troppo s’approccia; cioè troppo s’approssima in fuora, sicchè non vi si potea andare. Questa fizione induce qui l’autore, per dimostrare allegoricamente che quelli del mondo denno tenere ogni estremo avuto nel tempo passato nel ditto peccato ne la mente, e considerarlo e dolersene quanto possano ne la sua penitenzia, per emenda de l’estremo ch’ànno2 tenuto de la avarizia e ne la prodigalità, e lassino lo spazio in verso lo balso in sul quale si purga lo peccato de la gola: imperò che l’avaro per avarizia non sazia la gola, sicchè ad essa non s’accosta; ma alli altri piggiori peccati e più gravi sta a periculo di cadere. E secondo la lettera, per convenienzia finge questo di quelli del purgatorio, che mostri l’attitudine che ànno avuto a cadere nelli altri più gravi peccati per questo peccato dell’avarizia, e però finge che stiano sì a lo stremo; et ancora, per mostrare la grande moltitudine de’ peccatori che caggiono in sì fatto peccato, mostra che sia pieno lo balso infine a lo stremo, e solamente rimagna lo voito brevissimo da potere andare verso la parete del balso dove si purga lo peccato della gola, che l’avaro non si tollie fame quanto ad effetto; può esser goloso quanto a la volontà;
- ↑ 1,0 1,1 C. M. spunga,
- ↑ C. M. che ànno avuto e tenuto ne l’avarizia