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C O M M E N T O


Contra millior voler ec. Questo è lo canto xx de la seconda cantica di Dante, nel quale l’autore nostro tratta ancora dell’avarizia, e principalmente fa due cose: prima conta lo cammino suo per lo quale fu guidato da Virgilio, e come venne a parlamento con uno di quelli spiriti; ne la seconda finge che quello spirito continui anco lo suo parlare, e come sentitte cantar: Gloria in excelsis Deo, di po’ uno grande tremuoto che diè lo monte, e come ebbe grande vollia di sapere la cagione, et incomincia la secunda quive: L’altro, che già ec. La prima parte, che serà la prima lezione, si divide in parti vii, perchè prima continua come si partitte da quello spirito ch’era stato papa, e come guidato da Virgilio, lungo la ripa, vidde grande moltitudine di spiriti iacere ne lo spasso1 del balso bocconi, unde fa una esclamazione al cielo, et una esclamazione a l’avarizia; ne la seconda finge che, andando, uditte uno spirito fortemente chiamare la Virgine Maria e laudare la sua povertà, quive: Noi andavam coi passi ec.; ne la tersa finge come uditte ancora nominare e laudare Fabrizio romano, quive: Seguentemente intesi ec.; ne la quarta finge che andasse a dimandare quello spirito, che parlava, che condizione era la sua, e chi elli era, e come elli li rispuose, quive: O anima, che tanto ec.; ne la quinta finge come quello spirito li manifesta chi elli fu, e la sua successione, quive: Io fui ec.; ne la sesta finge come quello spirito, continuando suo parlare, dimostra come creve lo titulo dei suoi descendenti, quive: Mentre che la gran dote ec.; ne la settima finge come lo ditto spirito narra ancora d’un altro suo discendente, quive: Tempo vegg’io ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co la sua esposizione litterale, allegorica e morale.

C. XX — v. 1-15. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come si partitte non sazio da lo spirito ditto di sopra; e seguitò suo cammino lungo la ripa, e fa esecrazione contra l’avarizia et esclamazione al cielo, dicendo: Contra millior voler voler mal pugna; cioè mal combattimento è quando una volontà, che non sia sì buona come un’altra, combatte contra quella ch’è milliore; cioè che vollia contra quel, che vuole quella ch’è milliore, Ond’io; cioè e per questo io Dante, contra ’l piacer mio; cioè contra la volontà mia, per piacerli; cioè al detto spirito di sopra, Trassi dell’acqua non sazia la spugna; cioè cavai la spugna fuor dell’acqua, non piena d’acqua

  1. C. M. nello spazio del balso bocconi, e fa una esclamazione al cielo et esecrazione a l’avarizia;
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