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450 | p u r g a t o r i o x i x. | [v. 52-63] |
alvo; la qual cosa è stoltia a credere, e così li uccideno. E così per simile questa felicità succhia l’amore che sta nel cuore umano, che à nutrimento da li spiriti, che evaporano del sangue tanto, che uccide l’anima, se poi nolla risuscita la grazia di Dio. Che; cioè la quale, sola sopra noi omai si piagne? Imperò che ingiummai non à a trattare se non de la avarizia, che ne tratterà ora nel quinto girone; e de la gola che ne tratterà nel sesto; e de la lussuria che ne tratterà nel settimo, e però ben dice sola e sopra noi. Vedesti come l’om da lei si slega; cioè da lei si sciolge1; cioè con la dottrina de la Filosofia che co le suoe ragioni dimostra la imperfezione de la falsa felicità? La quale la sensualità cognosce, ammaestrata da la ragione mediante la grazia illuminante di Dio, che co la dottrina de la Santa Scrittura a la quale è sottoposta la Filosofia e tutte le scienzie, fa partire la sensualità da essa, considerando la sua pussa e fetore che sta appiattata sotto la sua bellezza et adornamento. Bastiti; d’aver ciò veduto: imperò che a chi vuole fare penitenzia dei peccati contenuti sotto la falsa felicità vasta di cognoscere la sua imperfezione in prima, e poi dè procedere oltra coll’opera e coll’affezione; e però dice: e batti a terra le calcagne; cioè procede2 oltra nell’opera. Li occhi rivolge a logoro; cioè ragguarda lo richiamo; che Dio ti fa a la verità: logoro si chiama l’ala che gira lo falconieri, per fare ritornare lo falcone, lo quale molti chiamano lo richiamo3, che gira Lo Rege Eterno; cioè Iddio, co le rote magne; cioè co le grande revoluzioni. Qui parla l’autore per similitudine, dicendo che come lo falconieri richiama lo falcone, girando e rotando lo richiamo; così Iddio richiama l’anime co la bellezza dei suoi cieli, li quali sempre gira sovra noi e fannoci desiderosi d’andare a lui4; unde l’autore: Chiamavi il Cielo e intorno vi si gira, Mostrandovi le sue bellezze eterne, E l’occhio vostro pur a terra mira.
C. XIX — v. 64-75. In questi quattro ternari lo nostro autore finge, seguendo la similitudine del falcone incominciata, come pervenne diventato sollicito de la penitenzia in sul quinto giro, dove
- ↑ Sciolge; scioglie, dall’infinito sciolgere; la quale cadenza rifiutano gli Scrittori, quantunque ammettano svelge ed altre. Il Caro, lib. xi, Eneid. «Svelge dall’asta sua medesma il ferro». E.
- ↑ Procede; seconda persona singolare dell’imperativo, la quale varrà meglio a convincerne essere codesta la desinenza primitiva. E.
- ↑ C. M. lo richiamo, o vero luodoro che gira — Il logoro era una specie di finto uccello che s’aggirava alto col braccio, e in mezzo al quale si apprestava il cibo ai falconi od altri rapaci, ed al quale spesso appendevansi campanellette d’argento. E.
- ↑ Fa veramente maraviglia e piacere l’osservare come qui al nostro Commentatore si accordi il Filosofo subalpino, il quale nel II Vol. della Prot dice che questo logoro è il cielo, la parte più nobile del mondo, come mimesi è lo stesso che il cielo dotato di bellezze eterne, e chiamante gli uomini. E.