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c a n t o   x i x. 437

22Io volsi Ulisse del suo cammin vago
     Al canto mio; e qual meco s’ausa
     Rado sen parte: sì in tutto l’appago.1
25Ancor non era sua bocca richiusa,
     Quando una donna apparve santa e presta
     Lunghesso me, per far colei confusa.2
28O Virgilio, o Virgilio, chi è questa?
     Fieramente dicea; et ei venia
     Colli occhi fitti pur in quella onesta.
31L’altra prendea, e dinanzi l’apria,
     Fendendo i drappi, e mostrandomi ’l ventre;
     Quel mi svelliò col puzzo che n’uscia.
34Io volsi li occhi; e il mio Maestro: Almen tre3
     Voci t’ò messe, e dicea: Surge e vieni,45
     Troviam la porta per la qual tu entre.
37Su mi levai, e tutti eran già pieni
     Dell’alto di’ i giron del santo monte,6
     Et andavam col Sol nuovo a le reni.
40Seguendo lui, portava la mia fronte
     Come colui che l’à di pensier carca,
     Che fa di sè un mezzo arco di ponte;
43Quando io udi’: Venite, qui si varca;
     Parlando in modo suave e benigno,78
     Qual non si sente in questa mortal marca.
46Coll’ali aperte che parean di cigno,
     Volseci in su colui che sì parlòne,9
     Tra du pareti del duro macigno.

  1. v. 24. C. A. sì tutto
  2. v. 27. C. A. Appresso me,
  3. v. 34. C. A. e il buon Maestro
  4. v. 35. C. M. l’ò messo,
  5. v. 35. C. A. Surgi e
  6. v. 38. del sacro monte,
  7. v. 44. C. M. soave
  8. v. 44. C. A. Parlare in
  9. v. 47. C. A. sì parlonne,