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com’ om che sonnolento vana; cioè vaneggia: ecco che fa similitudine che nel pensieri suo vaneggiava, come omo sonnolento. Ma questa sonnolenzia mi fu tolta; cioè a me Dante, Subitamente da gente, che dopo Le nostre spalle a noi era già volta; cioè io fui levato da la sonnolenzia da gente, che già venia di rieto su per lo balso. E qui si può movere uno dubbio; come finge l’autore che quella gente andasse, che era di notte, e sensa la grazia non si può procedere ne le buone operazioni; e la notte significa dipartimento de la grazia? A che si dè rispondere che, come è ditto di sopra, di notte si può andare intorno al monte per li gironi e descendere; ma non montare: imperò che descendere è mancare da la virtù, et a questo non fa bisogno la grazia: chè questo possiamo per noi medesmi andare intorno e contenersi nel primo stato. E questo si può fare per la grazia già ricevuta; ma montare non si può sensa nuova grazia: e, come è stato ditto, questo s’intende di quelli del mondo, che sono in atto di penitenzia, allegoricamente e veramente: imperò che di quelli del purgatorio parla poeticamente e fittivamente: imperò che a loro non è mai notte. E fa una similitudine, dicendo che questa gente andava in furia e in caccia, come andavano li Tebani lungo li loro fiumi; cioè Ismeno et Asopo, quando faceano sacrificio a Baco1 loro iddio, per avere dell’acqua per le loro vigne, dicendo così: E quale furia e calca Ismeno et Asopo; che sono due fiumi in quello di Tebe, già vidde Lungo di sè di notte: imperò che di notte, lungo li ditti fiumi, andavano li Tebani correndo e cantando le lode di Baco, quando voleano che piovesse; e però dice: Pur che i Teban di Baco avesser uopo; cioè bisogno de la deità di Baco, a dare loro dell’acqua per le loro vigne: imperò che quando volean altro, andavano a fare lo sacrificio vestiti di pelle co l’aste in mano su per lo monte Citeron e co le fiacule, per ch’era di notte. Bacco era nato di Tebe; cioè di Semele tebana e di Giove, e però li Tebani aveano devozione in lui, et a lui ricorreano per tutte le cose et in tutti li loro bisogni, facendo li loro sacrifici di notte, e con naccari, tamburi et altri istrumenti, e con aste in mano e vestiti di pellicce, come ditto è, facendo atti furiosi, et atti disonesti di lussuria, come fa fare la briachessa; unde Salomone: Nolite inebriari vino, in quo est luxuria — , Tale; cioè furia, o vero calca, falca; cioè piega, suo passo per quel giron; cioè quarto, dove si purgava l’accidia, Per quel ch’io; cioè Dante, viddi di color; cioè di quelli spiriti, venendo; cioè di rieto a noi, Cui; cioè de li quali, buon voler; cioè buona volontà, il giusto amor cavalca; cioè signoreggia: imperò che si lassa signoreggiare lo buono volere dal giusto amore. Finge l’autore che

  1. Baco e Bacco truovasi negli antichi e nel verso e nella prosa. E.