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un secchion; cioè come uno caldaione di ramo, che tuttor arda; cioè che tutta via arda: imperò che la forma de la Luna era allora come quando è meno che piena; cioè mezza o pogo più, sicchè era gibbosa. E correa contra ’l Ciel; cioè la Luna correa contra ’l primo mobile, come correno tutti li pianeti e l’ottava spera; cioè dall’occidente inverso oriente, ben che ’l primo mobile si tiri di rieto ogni contento dentro da sè, e roti sotto sopra in 24 ore da oriente ad occidente, per quelle strade; cioè per quelle vie, Che ’l Sol infiamma; cioè riscalda, allor che quel da Roma; cioè lo Romano, Tra i Sardi e i Corsi; cioè tra Sardigna e Corsica, il vede quando cade; cioè quando tramonta. Certo tempo dell’anno lo Sole tramonta ai Romani tra la Corsica e la Sardigna, et allora si leva nell’altro emisperio in quil sito che ai Romani tramonta, ch’è quando lo Sole è in Ariete; e così la Luna si leva in quel medesmo sito ne l’altro emisperio: imperò che la Luna, in fine che ella si fa mezza, sempre va di rieto al Sole; quando è mezza si leva per opposito, com’ella mancava innanti al Sole, tanto mancando la distanzia et approssimandosi a lui l’uno di’ più che l’altro che vegnano a coniunzione, e poi seguitandolo l’uno di’, si dilunga da lui più che l’altro tanto che vegnano ad opposizione; e così circularmente procede al modo primo. E descritto lo tempo; cioè ch’era quasi lo terso de la notte, dice: E quell’ombra gentil; cioè Virgilio, per cui; cioè per lo quale, si noma; cioè si nomina, Pietola; questa è una villa di Mantova de la quale nacque Virgilio, e però per Virgilio, di cui è tanta fama, è nominata quella villa, e però dice: più che villa mantovana: però ch’ella si nomina più, che tutte l’altre ville di Mantova, Dal mio carcar; cioè del mio carico, cioè del mio dubbio che mi caricava, deposta avea la soma; cioè avea posto giuso la gravessa, perch’elli avea dichiarato tutti li dubbi.

C. XVIII— v. 85-96. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che, standosi sonnolento, sentitte venire una grande turba d’anime di rietro a sè, che s’andavano purgando del peccato dell’accidia, dicendo così: Perch’io; cioè per la qual cosa io, che; cioè lo quale, la ragione aperta; cioè manifestata1 di Virgilio, e piana; cioè chiara et agevile, Sovra le mie questioni; le quali funno tre; cioè prima nel canto precedente qual peccato si purgava in questo girone; et in questo canto che cosa è amore; e poi che non parea l’anima meritare, nè demeritare, se l’amore era radice d’ogni atto virtuoso e vizioso; imperò che amore è naturale inclinazione de la volontà mossa dall’apprensiva de la cosa piacente, avea ricolta; cioè io Dante quella ragione, che Virgilio sopra a ciò avea assegnata, Stava

  1. C. M. manifesta da Virgilio,