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per sua virtù naturale montare tanto insù, ch’ella adiunga a Dio: con ciò sia cosa che sua virtù sia limitata e terminata: imperò che creatura, e non si può stendere che1 adiunga al creatore. E però, acciò che l’anima meriti Iddio, è bisogno che Iddio si faccia inverso l’anima e tirila a sè co la sua grazia, e così può meritare sofficientemente d’avere vita eterna, in quanto ella vollia e desideri d’essere così tirata, e dimandilo. Et a questo dice la Santa Scrittura, che prima è bisogno all’anima la grazia preveniente di Dio, la quale disponga l’anima a volere e dimandare la grazia illuminante, cooperante, e consumante, altramente non potrebbe meritare che vastasse a vita eterna. E però, benchè l’anina possa meritare alcuna cosa o demeritare per le pure naturali potenzie, non può sofficentemente meritare per esse vita eterna, se non sopra vegnano le grazie, le quali adiunte con quelle fanno meritare quelle; ma per sè medesma può bene demeritare l’anima per le suoe pure naturali potenzie, benchè a ciò2 aiutino le suggestioni diaboliche, e le istigazioni del mondo e de la carne, alcuna volta o tutte le più volte. E però disse Virgilio, come finse l’autore, che quanto ragione umana vede, li direbbe che non vasta; ma più su che la ragione umana vegga, dimandi la Santa Teologia.

C. XVIII — v. 67-75. In questi tre ternari lo nostro autore finge come Virgilio, continuando lo suo ragionamento, dimostrò a Dante unde fu presa la Filosofia morale; cioè da questa innata libertà ch’è ne l’anima, dicendo cosi: Color; cioè quelli, che ragionando; cioè li quali filosofando, cioè investigando le cagioni naturali, andaro al fondo; cioè al primo principio, unde si prende cagione di meritare o demeritare; cioè all’assenso del libero arbitrio: imperò che se consente al buono movimento, e se vi si rattiene e stàvi fermo coll’ordine e modo dovuto, merita; e se fa lo contrario, demerita; e così se consente e tiensi e sta fermo nel rio movimento, che avviene quando s’inganna l’assenso del libero arbitrio, demerita ancora, S’accorsen; cioè s’aviddeno, d’esta innata libertate; cioè di questa naturale libertà, che à l’anima di consentire ai primi movimenti e di tenervisi e starvi ferma coll’ordine e col modo dovuto, o sconsentire e cessarli e levarsi da essi, Però moralità lassaro al mondo; cioè fenno arte e dottrina de le virtù morali, come si dovesseno acquistare; e de’ vizi, come si dovesseno fuggire. Et adiunge una conclusione che puose Virgilio per le cose dette innanti, dicendo: Onde; cioè per la qual cosa Virgilio disse, adiungendo al detto di sopra, pognam; cioè pognamo questo inconveniente, secondo la Teologia, benchè secondo la Filosofia paia vero; cioè che di necessitate;

  1. C. M. stendere tanto che aggiunga
  2. C. M. a ciò invitino le