109Questo, che vive (certo io non vi bugio)1
Vuol andar su, purchè il Sol ne riluca;
Però ne dite onde è presso il pertugio.2
112Parole furon queste del mio Duca;
Et un di quelli spirti disse: Vieni
Di rieto a noi, e troverai la buca.
115Noi siam di vollia a muoverci sì pieni,
Che restar non potem; però perdona,
Se villania nostra giustizia tieni.
118Io fui Abbate in San Zeno a Verona,
Sotto lo imperio del buon Barbarossa,
Di cui dolente ancor Melan ragiona.3
121E tal à già l’un piede entro la fossa.4
Che tosto piangerà quel monastero,
E tristo fi’ d’avervi avuto possa;
124Perchè il suo fillio mal del corpo intero,
E de la mente peggio, e che mal nacque,
A posto in loco di suo pastor vero.
127Io non so, se più disse, o poi si tacque:5
Tant’era già di là da noi trascorso;
Ma questo intesi e ritener mi piacque.
130E quei che m’era ad ogni opo soccorso,6
Disse: Volgeti qua; e viddi due7
Venir dando all’accidia di morso.8
133Di rieto a tutti dicean: Prima fue
Morta la gente a cui il mar s’aperse,
Che vedesser Giordan l’eredi sue.9
- ↑ v. 109. C. A. e certo
- ↑ v. 111. C. A. ov’è presso
- ↑ v. 120. C. A. Milan
- ↑ v. 121. C. A. piè dentro alla
- ↑ v. 127. C. A. se el si disse, o s’el si tacque:
- ↑ v. 130. C. A. uopo
- ↑ v. 131. C. A. in qua, vedine due
- ↑ v. 132. C. A. Venirne
- ↑ v. 135. C. A. vedesse Giordan le rede sue.