79E correa contra ’l Ciel, per quelle strade1
Che ’l Sol infiamma allor che quel da Roma
Tra i Sardi e i Corsi il vede quando cade;
82E quell’ombra gentil, per cui si noma
Pietola più che villa mantavona,
Dal mio carcar deposta avea la soma;2
85Perch’io, che la ragione aperta e piana
Sovra le mie questioni avea ricolta,
Stava com’om che sonnolento vana.
88Ma questa sonnolenzia mi fu tolta
Subitamente da gente, che dopo
Le nostre spalle a noi era già volta.
91E quale Ismeno già vidde et Asopo
Lungo di sè di notte furia e calca,
Pur che i Teban di Baco avesser uopo;3
94Tale per quel giron suo passo falca,
Per quel ch’io viddi di color, venendo,
Cui buon voler il giusto amor cavalca.
97Tosto fur sovra noi, perchè correndo,
Si movea tutta quella turba magna;
E du’ dinanzi gridavan piangendo:
100Maria corse con fretta a la montagna;
E Cesari, per suggiugar Ilerda,45
Punse Marsillia, e poi corse in Ispagna.
103Ratto, ratto, che ’l tempo non si perda
Per poco amor, gridavan li altri appresso,
Che studio di ben far grazia rinverda.
106O gente, in cui fervore acuto adesso
Ricompie forse negligenzia e indugio
Da voi per tepidezza in ben far messo,
- ↑ v. 79. C. A. E corrieri contra noi, per
- ↑ v. 84. C. A. Di mio
- ↑ v. 93. C. A. Bacco
- ↑ v. 101. C. A. E Cesar poi, per
- ↑ v. 101. C. M. Cesare