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C A N T O   X V I I I.




1Posto avea fine al suo ragionamento
     L’alto Dottor, et attento guardava
     Ne la mia vista s’io parea contento.
4Et io, cui nuova sete ancor frugava,
     Di fuor tacea, e d’entro dicea: Forse
     Lo troppo addimandar, ch’i’ fo, lo grava.1
7Ma quel Padre verace, che s’accorse
     Del timido voler che non s’apriva,
     Parlando, di parlar ardir mi porse.
10Ond’io: Maestro, il mio veder s’avviva
     Sì nel tuo lume, ch’io discerno chiaro
     Quanto la tua ragion porti o descriva.2
13Però ti prego, dolce Padre caro,
     Che mi dimostri amor, a cui reduci
     Ogni buon operar e ’l suo contraro.
16Drizza ver me, disse, l’acute luci
     De lo intelletto, e fieti manifesto
     L’error dei ciechi che si fanno duci.
19L’animo, ch’è creato ad amar presto,
     Ad ogni cosa è mobile che piace,
     Tosto che dal piacer in atto è desto.

  1. v. 6. C. A. gli grava.
  2. v. 12. C. A. e descriva.