[v. 13-24] |
c o m m e n t o |
395 |
nistra all’apprensiva alcuna volta, rendendoli l’accomandato, et ella lo ministra alla imaginativa, e la imaginativa lo rende poi alla retentiva. Ma ora è lo dubbio; chi muove la retentiva: imperò che vegghiando, o dormendo l’omo imagina cosa che mai noll’apprese per li sentimenti, come spesse volte subitamente viene a la fantasia, o vegghiando, o dormendo, cosa che non pensò mai? A che si può rispondere, come dice lo Filosofo, che nessuna cosa è nello intelletto che non sia stata prima nel sentimento; e se dicessi: Mai non viddi monte d’oro, e sì l’apprende1, puòsi rispondere: E tu ài veduto monte et oro, e però la fantasia li apprende, come uno componimento; e però apprende monte d’oro. Ma ora sta lo dubbio; chi muove la fantasia a fare questa componizione? E se dicessi: Le forme riposte dentro ne lo intelletto, lo quale benchè non abbia luogo, nè sedia propria, pure sono nel cerebro tre sedie dove stanno tre potenzie che serveno a lo intelletto, che sono ditte di sopra; e ne la retentiva tiene quelle forme, et àe lo intelletto uno lume datoli da Dio, che opera sopra le figure puntate2 a lo intelletto, che meschia le figure a le forme riposte dentro. Ma ora sta lo dubbio; chi muove lo lume, chi rappresenta le figure? A che si dè rispondere che alcuna volta muove Iddio sensa mezzo, alcuna volta le influenzie celesti, alcuna volta li dimoni, et alcuna volta li angeli; ma l’autore non fa menzione ora, se non de’ movimenti3 supremi: de l’inferiori non intese in questa parte, e però se tu dimandi: Chi muove l’imaginativa? A questo risponde l’autore, dicendo: Muoveti lume; cioè de lo intelletto agente, che nel Ciel s’informa; cioè che pillia essere da le influenzie dei corpi celesti, che giù ministrano a tale lume attività et operazione, Per sè; cioè per sè medesmo le ditte influenzie sensa mezzo, o per Voler; cioè o per Volontà Divina sensa altro mezzo, o per ministerio delli angiuli: imperò che li angiuli sono volontadi libere confermate in grazia, che; cioè lo quale Volere Divino, o vero lo quale angiulo, giù lo scorge; cioè giù lo guida; cioè l’operazione e l’attività del detto lume; e questo è contra l’opinione de li Stoici, che diceano che lo intelletto umano era passivo, sicchè l’autore vuole accordarsi con quelli che diceno che, benchè lo intelletto sia passivo, secondo che ministrano li sentimenti esteriori, anco è attivo in quanto fa l’operazione sua sopra la cosa presentata per li sentimenti, et alcuna volta sopra le cose non ministrate dai sentimenti; ma solamente influsse da Dio o per sè immediate, o per le seconde cagioni; cioè per li angiuli, come ditto è.
- ↑ C. M. l’apprendo; — Ma nel Codice nostro apprende; terminazione in e della prima persona del presente indicativo, della quale ci forniscono esempi gli antichi scrittori. E.
- ↑ C. M. le figure presentate a lo intelletto,
- ↑ C. M. dei movimenti superni: de l’inferiori