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p u r g a t o r i o x v i i. |
[v. 1-12] |
nebbia; secondo nel vedere alquanto più per lo intramento ne la nebbia del raggio del Sole, et usa uno nuovo modo di parlare: imperò che induce lo lettore a considerare sè medesimo ne le ditte due cose, e poi imaginare l’autore per sè medesimo, e vedrà che così era l’autore come serebbe lo lettore ne le ditte due cose. Dice adunqua così: Ricorditi; cioè reduciti a memoria: arrecare a memoria non è altro che la fantasia mossa per alcuno obietto richiedere da la retentiva quello, che già v’àe allogato e riposto, benchè di questo si dirà di sotto, Lettor; cioè tu, che leggi lo mio libro, se mai nell’alpe; cioè ne’ luoghi altissimi de’ monti: imperò che in sì fatti luoghi questo, che dirà, suole addivenire più che nelli altri luoghi, Ti colse nebbia: nebbia è vapore denso et umido che esce dei fiumi, de li stagni e paludi, la quale è a modo d’uno fummo, e spesse volte si leva nell’alpe; e però dice: Ti colse nell’alpe; cioè ti iunse te, lettore, nell’alpe; e perchè tale fummo àe ad impedire la vista, sicchè l’omo non può vedere da la lunga, nè anco lo compagno che li fu un pogo inansi, e però dice: per la qual; cioè nebbia, vedessi; cioè tu, lettore, Non altramente che per pelle talpe; ecco che induce la similitudine del vedere de la talpa al vedere del lettore, quando è la nebbia: la talpa è uno animale simile al topo, la quale vive di terra, e dicesi non mangiarne tanto, quanto li è bisogno per paura che nolli vegna meno; e dicesi in questo simile a l’avaro che per avarizia non tocca le richezze, avendone smisuratamente: questo animale si dice avere una pellicula in su li occhi, la quale impedisce la sua vista che non può bene vedere; e però dice l’autore, inducendo la similitudine per la qual nebbia tu, lettore, vedessi non altramente che vegano1 le talpe per la pelle che ànno inanti alli occhi, la quale benchè sia sottile pur impaccia la vista sua, che non può vedere da lunga, nè bene da presso; et adiunge l’altra cosa che vuole che consideri lo lettore, acciocchè d’amburo si facci la similitudine di Dante a sè, dicendo: E ricorditi Come, quando i vapori umidi e spessi; che cagionano la nebbia, de la quale ditto è, A diradar cominciansi; cioè rallargarsi, la spera Del Sol debilemente entra per essi: imperò che in queste nebbie, benchè alcuna volta incomincino in fine la sera, tutte le più volte si soleano levare la mattina; e come lo Sole s’inalsa, così le risolve e diradale coi suoi raggi; et allora risolvendo la loro densità col suo caldo che risolve l’umido, incominciano un pogo li raggi a passare dentro ne la nebbia: e però dice debilemente. E fatto cauto lo lettor che si ricordi de le ditte due cose; cioè del vedere ne la nebbia
- ↑ C. M. veggano — ; e il nostro Codice vegano dall’infinito vegere. Nella Storia aquilana sta scritto «Tutte quattro le quartora insieme vui vegate». E.