73O virtù mia, perchè sì ti dilegue?
Fra me stesso dicea: chè mi sentiva
La possa de le gambe posta in tregue.
76Noi eravam dove più non saliva
La scala su, et eravam affissi,
Pur come nave ch’a la piaggia arriva:
79Et io attesi un poco s’io udissi
Alcuna cosa nel nuovo girone;1
Poi mi rivolsi al mio Maestro, e dissi:
82Dolce mio Padre, di qual’ offensione
Si purga qui nel giro dove semo?
Se i piè si stanno, non stia tuo sermone.
85Et elli a me: L’amor del bene, scemo
Del suo dover, qui ritta si ristora,2
Qui si ribatte ’l mal tardato remo.
88Ma perchè più aperto intendi ancora,3
Volgi la mente a me, e prenderai
Alcun buon frutto di nostra dimora.
91Nè creator, nè creatura mai,
Cominciò ei, filliuol, fu senza amore,
O naturale o d’animo; e tu il sai.
94Lo naturale è sempre senza errore;
Ma l’altro puote errar per male obietto,
O per troppo o per poco di vigore.4
97Mentre ch’elli è nel Primo Ben diretto,5
E nel segondo sè stesso misura,
Esser non può cagion di mal diletto;
100Ma quando al mal si torce, o con più cura,
O con men che non dè, corre nel bene,
Contra il Fattore adovra sua fattura.6
- ↑ v. 80. C. A. nell’altro
- ↑ v. 86. C. A. Di suo
- ↑ v. 88. C. A. intenda
- ↑ v. 96. C. A. E per troppo e
- ↑ v. 97. C. A. ne’ primi ben
- ↑ v. 102. C. A. adopra