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c o m m e n t o |
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da di qual Gherardo a ditto di sopra, dicendo: Ma qual Gherardo è quel che: cioè lo quale, tu; cioè Marco, per saggio Dì ch’è rimaso; cioè per esemplo: lo saggio è quello che dimostra chente1 dè essere la cosa, de la gente spenta; cioè de la gente antica virtuosa, la quale è venuta meno, In rimprovero del secol selvaggio; cioè dell’età presente insalvatichita o partita dal virtuoso vivere, sicchè ben si li può rimproverare li vecchi che sono virtuosi? Finge Dante non cognoscerlo, perchè abbia materia di dire de la filliuola, come appare ne la seguente parte.
C. XVI — v. 136-145. In questi tre ternari et uno versetto lo nostro autore finge come Marco dichiara di qual Gherardo parla; e come si partitte da loro, dicendo così: O ’l tuo parlar m’inganna: dice Marco a Dante, che mi dimandi qual Gherardo è quello: cioè o tu m’inganni che ’l sai, e fingi di non saperlo perch’io dica, o el mi tenta; cioè lo tuo parlare, per vedere se io so altro di lui, Rispuose a me; cioè Marco a me Dante, che; cioè lo quale, parlandomi tosco; cioè toscano, Par che del buon Gherardo; cioè di quil che ditto è di sopra, nulla senta; sicchè o tu m’inganni, o tu mi tenti; ma rispondendoti, io ti dico: Per altro soprannome io; cioè Marco, nol cognosco; cioè lo detto Gherardo, S’io nol tolliesse; cioè lo sopra nome, da sua fillia Gaia; cioè s’io non dicesse: Quel Gherardo che à una filliuola chiamata Gaia, la quale per la sua bellezza era chiamata Gaia, e fu sì onesta e virtuosa che per tutta Italia era la fama de la bellessa et onestà sua; et accumiatasi Marco da Dante e da Virgilio, dicendo: Dio sia con voi; cioè con te Dante e con Virgilio, che più non vegno vosco; cioè con voi; cioè non posso più venire ch’io non posso uscire di questo fummo, dove io faccio la mia penitenzia; e però dice: Vedi l’albòr; cioè del Sole, che; cioè lo quale, raia; cioè raggia, cioè risplende, per lo fummo; cioè che per lo fummo già biancheggiava, e però dice: Già biancheggiar; cioè l’albòr ditto di sopra, e me convien partirmi; dice Marco: però che non posso venire a la luce, e però dice: prima che ’l di’ paia; cioè prima che appaia la chiaressa del di’ mi conviene partire, ch’io non posso, in fine a tanto che non sono purgato, venire a la chiaressa; e per insegnare loro la montata, dice: L’Angel è ivi; che vi mosterra2 la montata vostra3. Così tornò; cioè Marco indirieto nel fummo, dice Dante, e più non volle udirmi; partitosi da me. E questo finge l’autore, perchè avendo assai trattato di questa materia, vuole procedere all’altra. E qui finisce il canto xvi et incominciasi lo xvii.
- ↑ C. M. dimostra qual dè essere
- ↑ C. M. mostrerà
- ↑ C. M. la montata vostra: può anche dire lo testo: prima ch’io l’appaia; cioè ch’io li vegna innanti mi conviene partire, ch’io non sono anco purgato. Così tornò;