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p u r g a t o r i o xvi. |
[v. 130-135] |
gna; cioè nell’altra vita, che è millior che questa per coloro che
muoiano in grazia: imperò che vanno a purgare li peccati loro,
poi vanno in vita eterna. Currado di Palazzo; questi è l’uno di
quelli tre vecchi virtuosi: ancora questo Currado da Brescia fu
gentile omo, magnanimo e cortesissimo, e per lui s’intende la Lombardia che riga il Po, e ’l buon Gherardo; questi fu messere Gherardo da Camino di Trevigi, lo quale fu ancora gentile omo, magnanimo e cortesissimo, e per lui s’intende Trivigi e la sua Marca
che Adice riga o bagna, E Guido da Castel; cioè messere Guido da
Castello di Reggio, lo quale fu ancora gentile omo cortese e magnanimo, che; cioè lo quale, mei; cioè mellio, si noma; cioè si nomina, Francescamente; cioè al modo di Francia, che ogni uno di
qua dai monti chiamano li Franceschi lombardo; e però dice: il
semplice lombardo; cioè ci tramontano semplice, perchè fu omo di
buona fede, e forsi così era nominato in qualche cansone, o sonetto,
o romanso fatto in francioso. Di òggi mai; tu. Dante; cioè può’ dire
questo; cioè che la Chiesa di Roma, Per confonder in sè du’ reggimenti; cioè per meschiare in sè lo reggimento temporale e spirituale, Cade nel fango; cioè non potendo portare l’uno e l’altro per la
bruttura del mondo, Cade nel fango; cioè cade in nel peccato, e
brutta se e la soma; cioè li pastori de la chiesa, cadendo in peccato,
bruttano sè e la soma; cioè l’officio loro imposto: imperò che, diventata viziosa la persona, è vitoperato l’officio impostoli; e se fusseno
pur co lo spirituale, li pastori de la Chiesa manterrebbensi virtuosi.
C. XVI — v. 130-135. In questi due ternari lo nostro autore finge com’elli affermò la ragione di Marco; e com’elli dimandò dichiaragione di Gherardo ditto di sopra, dicendo così: Marco mio, dissi; io
Dante, tu bene argomenti; a mostrare che la corruzione del mondo
è proceduta da mali guidatori, arrecando in esemplo la chiesa di
Roma, come diceno li Dialetici: esemplo è una specie d’argomento
che usa lo Dialetico, la quale àe finto l’autore che abbia usato Marco
e però la commenda; et adiunge che per questo vede la cagione,
dicendo: Et or discerno perchè da retaggio Li figli di Levi furono esenti; cioè 1 perchè ne la legge di Moisè li filliuoli di Levi che fu
uno de’ dodici filliuoli di Iacob funno privati d’eredità: imperò ch’erano sacerdoti e ministravano le cose sacre; e perchè non avesseno
a meschiare lo spirituale col temporale, funno esenti dal retaggio 2
e funno date loro le decime 3. Et acciò che si dichiari mellio, diman-
- ↑ Da - dicendo - a cioè perchè - si è sopperito col Magliab. E.
- ↑ Su tale proposito oltre i Numeri leggasi Ezechiello xliv, 28 il quale così parla: «Non erit ... eis hereditas; ego hereditas eorum; et possessionem non dabitis eis in Israel: ego enim possessio eorum». E. C. M. del retaggio
- ↑ Riguardo alle decime si veda il cap. iv del libro de’ Numeri. E.